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Parigi, da nazioni ricche $100 mld per lo sviluppo ecologico

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La seconda giornata del Summit di Parigi porta a importanti novità per lo sviluppo economico delle nazioni povere, uno sviluppo che si cercherà di fare andare nella direzione della sostenibilità. Come sottolineato nel discorso di apertura di Macron, uno degli obiettivi principali del Summit era proprio questo: mettere in condizione le economie emergenti di non dover scegliere tra l’uscita dalla povertà e la lotta al cambiamento climatico. Oggi sono arrivati gli impegni concreti in questa direzione, sia da parte dei singoli governi che da parte delle istituzioni sovranazionali: Banca Mondiale e FMI, in particolare, giocheranno un ruolo molto importante.

Tra gli impegni presi dalle nazioni sviluppate c’è quello di mettere a disposizione $100 miliardi già entro la fine dell’anno, ripetendo poi lo stesso impegno di anno in anno. Questi fondi saranno utilizzati per finanziare progetti green in nazioni emergenti, con l’obiettivo di creare occupazione e di ridurre al tempo stesso l’impatto climatico di queste economie. Questa decisione è già stata presa e l’impegno in questa direzione è ufficiale: ora rimangono altri punti interessanti di discussione, ma esiste il rischio che vengano lasciati in sospeso dopo la conclusione del summit.

La conclusione del Summit di Parigi rimanda le conversazioni sui punti ancora aperti alla prossima edizione del COP 28 di novembre

Un nuovo ruolo per la World Bank

I partecipanti al Summit di Parigi ritengono che le istituzioni già esistenti siano in grado di far fronte alla missione di permettere uno sviluppo economico ecologicamente sostenibile. Concordano però sulla necessità di cambiare i tratti dei due enti sovranazionali più importanti in questo spazio: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Anziché concentrarsi esclusivamente sull’aiutare le nazioni in difficoltà a uscire dalla povertà, dovranno mettersi nell’ottica di aiutare le nazioni a uscire dalla povertà attraverso investimenti mirati alla sostenibilità. Allo stesso tempo FMI e World Bank riceveranno più fondi, permettendo a entrambe le istituzioni di avere un impatto più concreto e profondo.

Oltre ai $100 miliardi che dovrebbero andare a World Bank e FMI, altri $100 miliardi saranno probabilmente aggiunti da singole nazioni e istituzioni private. Questo non è ancora un impegno ufficiale, ma è scritto tra le conclusioni finali del documento che riassume le decisioni del Summit. Il Presidente francese Macron chiede anche che vengano introdotte tasse globali sui biglietti aerei e sulle spedizioni navali: Janet Yellen, Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, commenta che si tratta di un’opzione che l’amministrazione Biden potrebbe considerare. Il commento sembra però ben distinto da un vero supporto alle iniziative fiscali di Macron. La Yellen chiede anche che, prima di coinvolgere altro denaro, FMI e Banca Mondiale si facciano carico di essere meno restii a concedere prestiti alle nazioni richiedenti.

Molti attivisti, tra cui Greta Thunberg, non sono contenti dei risultati del Summit: si lamenta in particolare il mancato intervento sul tema dei combustibili fossili

Nessun accordo sul debito estero

Uno dei temi più importanti all’ordine del giorno era la possibilità di introdurre delle misure sul debito estero, aiutando le nazioni più in difficoltà con i pagamenti a uscire dalla propria situazione. Si parla dunque di nazioni come Zambia, Kenya, Pakistan e Argentina, ma non solo. La Cina chiede da tempo che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale si facciano carico di alcune delle perdite sostenute da chi ha investito sul debito di queste nazioni. Considerando che la Cina è stata uno dei principali investitori internazionali, se non il principale per quanto riguarda l’Asia Centrale e l’Africa, la sua richiesta andrebbe certamente a proprio beneficio.

Dall’altra parte gli Stati Uniti, che sono i maggiori finanziatori della Banca Mondiale e del FMI, rigettano l’idea per non farsi carico delle perdite sostenute dalla Cina. Su questo tema si è arrivati esclusivamente a conclusioni molto parziali, senza un vero accordo: la Banca Mondiale si è limitata a dire che concederà pause nei pagamenti alle nazioni colpite da emergenze climatiche, ma soltanto sui nuovi prestiti che verranno erogati da oggi in poi. L’unico risultato concreto è stata la ristrutturazione di un debito da $6.3 miliardi dovuto dalla Zambia, quasi esclusivamente alla Cina.

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