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Pensioni, ecco perché a dicembre l’assegno previdenziale sarà più alto. Non per la tredicesima

Le pensioni erogate a dicembre potrebbero essere più alte. È possibile, infatti, che arrivi la perequazione. Ecco cos’è.

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A dicembre aumenti in vista per le pensioni. L’assegno previdenziale diventerà più alto per un intrecciarsi di motivi: gli importi vengono adeguati al costo della vita e vengono rimborsati dei crediti a favore del pensionato. L’Inps, ogni anno, deve restituire ai pensionati delle prestazioni, che vengono assegnate ai singoli utenti in base alla loro fascia di perequazione e all’indicizzazione che spetta. Ad inizio anno arriva un aumento più basso rispetto a quello che spetta in realtà. A dicembre, invece, sulla pensione arrivano gli arretrati.

In altre parole l’Inps provvede a liquidare ai diretti interessati quanto ha omesso di versare fino a quel momento. A dicembre 2023 venne erogato un anticipo di questo conguaglio, che generalmente viene fatto nel corso del mese di gennaio dell’anno successivo. sono in molti che ritengono che la stessa operazione possa essere ripetuta nel corso del 2024.

Pensioni, arrivano i primi conguagli

Le pensioni, generalmente, aumentano a gennaio. Sostanzialmente gli importi erogati vengono rivalutati con il meccanismo della rivalutazione annuale. L’Istat – ossia l’Istituto di Statistica Nazionale – fissa il tasso di inflazione previsionale tra un anno e l’altro. In un secondo momento viene fissato quello definitivo: a questo punto, tramite un apposito decreto, il governo italiano lo fissa ufficialmente.

Nel corso del mese di gennaio l’Inps provvede ad emanare la circolare attraverso la quale recepisce la percentuale di inflazione. E quindi assegna, a sua volta, il tasso di inflazione definitivo, il quale, almeno nella maggior parte dei casi, risulta essere più alto rispetto a quello che è stato scelto ad inizio anno.

Nel 2023 il tasso d’inflazione era stato previsto su un 5,4%: quello definitivo è stato al 5,7%. Stiamo parlando di uno 0,3%. Quanti percepiscono delle pensioni hanno ricevuto a gennaio la percentuale più bassa: in questi mesi, hanno maturato, ma non ancora percepito, la differenza. La stessa cosa era accaduta lo scorso anno, quando il tasso di inflazione previsionale era pari al 7,3%, per passare all’8,1% definitivo.

Il conguaglio a favore dei pensionati, nel 2023, era stato liquidato in via straordinaria con il pagamenti delle pensioni di dicembre e non con quelle mese di gennaio 2024. Stiamo parlando di una serie di arretrati, che permettono all’assegno previdenziale di diventare leggermente più consistente, anche se solo per una volta.

Pensioni, cosa prevede la Legge di Bilancio

Volendo essere sinceri, almeno per il momento, nella Legge di Bilancio o nel Decreto Fiscale non si è ancora visto nulla su un ipotetico conguaglio delle perequazione. Quindi, almeno ufficialmente, non ci sono delle indicazioni che i soldi possano arrivare il prossimo mese.

Ad ogni modo ci sono alcuni motivi per poterlo sperare: i 12 mesi di arretrati (dato che il calcolo parte da gennaio), se venissero erogati prima di gennaio, potrebbero dare una spinta ai consumi delle famiglie. Una decisione che, in un certo senso, servirebbe a rimettere leggermente in moto un’economia stantia.

L’ipotesi potrebbe essere confermata da una semplice questione di cassa. Nel caso in cui l’erogazione dovesse avvenire quest’anno, non andrà a pesare sulla spesa previdenziale del 2025, cosa che accadrebbe nel caso in cui il conguaglio dovesse slittare di un mese.

Pensioni, a quanto ammontano gli arretrati

A quanto ammonterebbero gli arretrati che arrivano con le pensioni di dicembre? La differenza tra l’inflazione previsionale (5,4%) e quella definitiva (5,7%) è di un misero 0,3%, che spetterebbe, però, solo per i pensionati fino a quattro volte il trattamento minimo. Ricordiamo, infatti, che la perequazione, almeno nel 2024, è stabilità sulle seguenti fasce:

  • per chi percepisce una pensione fino a quattro volte il trattamento minimo: 100% del 5,4%;
  • fino a cinque volte il trattamento minimo: 85% del 5,4%;
  • fino a sei volte il trattamento minimo: 54% del 5,4%;
  • fino a otto volte il trattamento minimo: 47% del 5,4%;
  • fino a dieci volte il trattamento minimo: 37% del 5,4%;
  • per le pensioni più alte: 22% del 5,4%.

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