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Petrolio, a ottobre cresce ancora la produzione dell’OPEC

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Il 26 novembre prossimo il cartello OPEC si riunirà per decidere sulle politiche di produzione per il 2024, uno degli eventi che segneranno indubbiamente il mercato delle materie prime in queste ultime settimane del 2023. Con la riunione che si avvicina, gli analisti guardano bene ai dati in arrivo dai paesi esportatori. Il nuovo sondaggio condotto da Reuters per attestare la produzione dei paesi OPEC a ottobre rivela che l’export è aumentato, soprattutto grazie a un output maggiore dei paesi africani. A trainare l’aumento della produzione è stata la Nigeria, che di recente ha stretto accordi con la Germania per aumentare la sua produzione di combustibili fossili. Altre nazioni che hanno prodotto di più rispetto ai mesi scorsi sono Angola, Gabon, Congo e Guinea Equatoriale.

L’aumento della produzione è stato parzialmente compensato da un calo dell’attività da parte di altri paesi esportatori, soprattutto in Medio Oriente. Si tratta del terzo mese di fila in cui aumenta la produzione dell’OPEC, malgrado l’Arabia Saudita e la Russia abbiano stabilito delle politiche di produzione limitata e controllo dell’offerta volte ad aumentare i prezzi sui mercati internazionali. Il prezzo del WTI si trova ora stabilmente al di sotto dei 90$ al barile da diversi giorni, indicando che i mercati stanno anche ritrovando ottimismo verso la situazione geopolitica. Dopo che i timori sul conflitto in Israele avevano spinto i prezzi verso i massimi del 2023, ora sembra che un’escalation con coinvolgimento di altre nazioni sia diventato improbabile.

Diminuisce la paura, aumenta l’export russo

L’esercito israeliano ha lanciato ormai da diversi giorni le sue operazioni di terra nel territorio di Gaza, cosa che si pensava potesse portare a un’entrata nel conflitto dell’Iran. Essendo un paese importante per stabilizzare l’offerta di petrolio intorno al mondo, i mercati avevano già previsto che questa variabile potesse incidere sulla produzione. Di conseguenza la quotazione del barile è aumentata in modo significativo dopo lo scoppio del conflitto, ma ora sembra che gli analisti siano convinti che l’Iran non entrerà attivamente in guerra dalla parte di Hamas.

Interessante notare anche che la Russia, malgrado la sua decisione di tagliare volontariamente l’export di petrolio insieme all’Arabia Saudita, abbia in realtà visto un nuovo aumento del volume di produzione. Questo lo rivelano soprattutto i dati sull’utilizzo delle navi petroliere, che vengono utilizzati come riferimento per stimare la produzione di petrolio intorno al mondo. Secondo i dati di Bloomberg, la produzione russa a ottobre è aumentata di 100.000 barili al giorno contro un aumento complessivo di 50.000 barili al giorno da parte del cartello OPEC nel suo insieme. Ora si guarda con attesa alla riunione di fine novembre, dove verranno discussi due punti importanti: quale tetto stabilire per la produzione di petrolio nel 2024 e come ripartire le quote di produzione tra i vari paesi membri.

Verso la riunione per il 2024

La prossima riunione dell’OPEC potrebbe dare una direzione netta al mercato del petrolio, non soltanto nel breve termine. Ci si aspetta che due punti focali di discussione siano la Nigeria e l’Angola. Le due nazioni hanno entrambe aumentato la loro produzione di petrolio nel corso degli ultimi mesi, ma sono ancora al di sotto dei livelli di export che potrebbero produrre in base al sistema di quote attuali. Complessivamente, infatti, la produzione dell’OPEC è più bassa di 560.000 barili al giorno rispetto al target stabilito dall’organizzazione. Questo perché Nigeria e Angola, pur desiderando un peso maggiore nel mercato petrolifero, non hanno la capacità produttiva per raggiungere i livelli di estrazione assegnati.

Al tempo stesso, entrambe le nazioni vorrebbero attirare investimenti per aumentare le infrastrutture di estrazione e vorrebbero vedere un aumento della quota produttiva che l’OPEC assegna loro. In un momento di tagli all’output e politiche volte ad aumentare il prezzo del barile, è molto probabile che queste richieste trovino l’opposizione di Russia, Arabia Saudita e altri grandi produttori. Per questo, al momento, rimane una notevole incertezza riguardo alla riunione del prossimo 26 novembre.

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