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Petrolio, in apertura arriva a guadagnare un dollaro al barile. In mattinata il Brent a +1,27%

In mattinata i principali benchmark del petrolio sono arrivati a guadagnare un dollaro al barile. Quotazioni condizionate dal conflitto in Medio Oriente.

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Petrolio sorvegliato speciale in questa giornata. A preoccupare analisti ed investitori è il conflitto in Medio Oriente, il cui allargamento potrebbe mettere a rischio i flussi di approvvigionamento da una delle principali regioni produttrici ed esportatrici. I timori di una potenziale espansione della guerra hanno messo in ombra le prospettive più solide dell’offerta globale.

In primissima mattinata i future sul greggio Brent si sono attestati a 74,84 dollari al barile, guadagnando 1,27%, pari a 94 centesimi. Stesso andamento anche per i future sul greggio West Texas Intermediate, che si sono attestati a 71,09 dollari al barile, con una crescita dell’1,41%, pari a 99 centesimi di dollaro. All’inizio della sessione entrambi i benchmark sono balzati di oltre un dollaro.

Petrolio condizionato dalle tensioni in Medio oriente

Le quotazioni del petrolio continuano ad essere ampiamente condizionate dal conflitto che vede impegnato Israele. Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG, spiega che dopo i primi timori per i rischi geopolitici in Medio Oriente, si è assistito a un ritorno alla calma sui mercati globali, ma naturalmente gli operatori di mercato continuano a tenere d’occhio un’eventuale risposta israeliana. Secondo Yeap Jun Rong la questione è se le infrastrutture energetiche dell’Iran possano finire nel mirino di Tel Aviv.

In mattinata Israele ha bombardato il il centro di Beirut, uccidendo almeno sei persone, dopo che le sue forze armate hanno vissuto la giornata più sanguinosa sul fronte libanese in un anno di scontri contro il gruppo armato Hezbollah sostenuto dall’Iran.

L’attacco avviene un giorno dopo che l’Iran ha lanciato più di 180 missili balistici contro Israele, in un’escalation delle ostilità, che si sono estese da Israele e dai territori palestinesi occupati fino a raggiungere Libano e Siria.

Tony Sycamore, analista di mercato di IG, spiega che d’ora in poi si tratta solo di aspettare per vedere quale sarà la risposta israeliana e sospetta che ciò avverrà dopo la conclusione delle festività di Rosh Hashanah. Sycamore dubita che Israele prenda di mira le infrastrutture petrolifere iraniane: una mossa del genere potrebbe spingerebbe i prezzi del petrolio verso gli 80 dollari, il che non sarebbe visto di buon occhio dagli alleati di Israele, che stanno facendo passi da gigante contro l’inflazione.

Le scorte di petrolio negli Usa

Secondo i dati diffusi dall’Energy Information Administration, le scorte di greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 3,9 milioni di barili, arrivando a 417 milioni di barili, nella settimana conclusasi il 27 settembre. Stando alle aspettative di un sondaggio promosso da Reuters era previsto un prelievo di 1,3 milioni di barili.

In una nota gli analisti di Anz spiegano che l’aumento delle scorte statunitensi è un’ulteriore prova del fatto che il mercato è ben fornito e può resistere a qualsiasi interruzione. Alcuni investitori sono rimasti imperturbabili, poiché le forniture globali di petrolio non sono ancora state interrotte dai disordini nella principale regione produttrice e la capacità produttiva inutilizzata dell’Opec ha attenuato le preoccupazioni.

Jim Simpson, amministratore delegato di East Daley Analytics, intervistato da Reuters, ha spiegato che dopo l’attacco dell’Iran, i prezzi del petrolio potrebbero restare elevati o più volatili ancora per un po’, ma c’è abbastanza produzione, c’è abbastanza offerta nel mondo.

L’Opec ha una capacità di riserva di petrolio sufficiente a compensare la perdita totale delle forniture iraniane nel caso in cui Israele dovesse chiudere gli impianti di quel paese.

Tuttavia, i commercianti temono che il gruppo di produttori potrebbe trovarsi in difficoltà se l’Iran dovesse reagire colpendo gli impianti dei suoi vicini del Golfo.

Giovanni Staunovo, analista di UBS, spiega che la capacità di riserva effettivamente disponibile potrebbe essere molto più bassa se si verificassero nuovi attacchi alle infrastrutture energetiche dei paesi della regione.

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