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PIMCO: La deflazione in Cina è positiva per l’Occidente
Le pressioni deflazionistiche in cina Cina potrebbero riversarsi sui mercati globali, portando potenziali buone notizie a breve termine per le banche centrali occidentali mentre si sforzano di contenere l’inflazione. Questa osservazione è stata espressa mercoledì dalla società statunitense PIMCO che si occupa della gestione di asset finanziari.
Nel mese di luglio, il settore dei consumatori cinese è scivolato in una fase di deflazione, mentre i prezzi all’ingrosso hanno continuato a declinare. Questa situazione riflette le sfide affrontate dalla seconda economia mondiale nel rilanciare la domanda, nonostante una serie di politiche messe in atto per sostenere l’attività economica.
L’attuale deterioramento della situazione economica potrebbe contribuire a moderare l’inflazione sia in Cina che, progressivamente, nei mercati che dipendono dai beni prodotti nel paese asiatico. Questa valutazione è stata fornita da Tiffany Wilding, economista e direttore generale di PIMCO, in una recente comunicazione.
La Cina è sotto pressione
Nel mese di luglio, la Cina è stata travolta da un periodo di deflazione a seguito di un marcato declino dei livelli di consumo, della domanda di credito, dell’attività di investimento e del sentimento economico complessivo. La produzione industriale continua a subire decrementi sempre più significativi. Inoltre, nel settore degli investimenti immobiliari si sta assistendo a una caduta libera, mentre importanti aziende di sviluppo edilizio stanno incappando nuovamente in difficoltà.
La possibile inadempienza da parte di Country Garden Holdings, il più grande sviluppatore immobiliare cinese, ha aperto una ferita profonda. Questo scenario si presenta due anni dopo che le preoccupazioni legate a possibili insolvenze avevano iniziato a colpire China Evergrande Group, un concorrente diretto. La notizia che Country Garden sta posticipando i pagamenti delle obbligazioni evidenzia una continuazione dell’emorragia massiccia nel sistema finanziario.
Nel frattempo, un funzionario di alto livello ha comunicato agli investitori che la Zhongrong International Trust Co., una delle principali società fiduciarie cinesi, ha mancato i rimborsi su numerosi prodotti di investimento a partire dalla fine del mese scorso. Questo ha fatto crescere le preoccupazioni riguardo all’eventualità che la crisi nel settore immobiliare cinese possa avere un impatto più ampio nel settore finanziario.
Il settore immobiliare cinese, già gravato da pesanti debiti, rappresenta fino al 30% del prodotto interno lordo. Di conseguenza, la situazione richiama alla mente la crisi dei prestiti vissuta dal Giappone negli anni ’90.
Peggiorano le previsioni per la crescita del PIL cinese
Considerando i consueti ritardi, sembra che gli impatti della deflazione stiano appena iniziando a influenzare i mercati globali dei consumatori, con l’aspettativa che l’incremento delle offerte e degli sconti si intensifichi nei prossimi trimestri.
Nel corso della giornata di martedì, la banca centrale cinese ha ridotto nuovamente i tassi chiave delle politiche economiche, segnando la seconda diminuzione in tre mesi, con l’obiettivo di stimolare l’economia. Tuttavia, finora gli investitori sembrano non aver reagito positivamente a tale mossa.
Mercoledì, Oxford Economics ha emesso una nota in cui ha rivisto al ribasso la previsione di crescita del prodotto interno lordo (PIL) cinese per il 2023, fissandola al di sotto del consenso comune, a un modesto 5,1%.
Per la Cina, il rischio di una maggiore pressione deflazionistica dipenderà principalmente dalle politiche del governo nei mesi a venire. Un adeguato stimolo fiscale volto a potenziare la domanda interna potrebbe riaccendere l’inflazione, mentre misure politiche ritardate o insufficienti potrebbero avviare un ciclo discendente, ha sottolineato Wilding.