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Portogallo: lo scandalo corruzione su litio e idrogeno

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Da 24 ore a questa parte il ruolo di Primo Ministro portoghese è ufficialmente vacante. La causa è uno scandalo di corruzione che riguarda alcuni degli uomini vicini al premier, e che ha portato alle dimissioni di quest’ultimo. Curiosamente, lo scandalo riguarda progetti che erano stati applauditi dall’Europa per essere degli asset importanti con cui affrontare la transizione climatica. In particolare si parla di corruzione legata agli appalti nei progetti sulla produzione di idrogeno verde e sulle miniere di litio che il paese ha intenzione di costruire nelle sue regioni settentrionali.

Anche se il nome dell’ex Primo Ministro non compare tra gli indagati, diverse persone del suo entourage sono presenti nell’elenco. In particolare quello di Vitor Escaria, capo dello staff dell’ex-premier. Escaria è già stato detenuto dalle autorità locali, mentre la magistratura cerca di fare luce su quanto avvenuto e di attribuire le dovute responsabilità ai vari sospetti.

L’Unione Europea sta puntando molto sull’idrogeno verde e sul litio, soprattutto per ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di gas russo e di batterie cinesi. Il Portogallo si è fatto avanti come uno dei paesi più determinati negli ultimi anni a lanciare grandi progetti per favorire questa transizione, al punto da essere il primo paese europeo ad annunciare piani per immettere idrogeno verde nella rete nazionale di trasporto del gas. Ora, però, tutte queste iniziative assumono un volto completamente diverso.

La disputa sulle miniere di litio

Attualmente il Portogallo è già il maggior produttore europeo di litio, con una produzione annua di circa 60.000 tonnellate. Al momento, però, questo litio non è della qualità necessaria per essere impiegato nelle batterie dei veicoli elettrici. Negli ultimi anni sono stati proposti due grandi progetti per sfruttare meglio le risorse del sottosuolo: è nata una joint venture tra la locale Lusorecursos e l’inglese Savannah Resources, con investimenti per €400 milioni e piani per avviare una grande miniera nella regione di Barroso. Le concessioni hanno incontrato una forte resistenza da parte delle comunità locali e sono ora al centro dello scandalo che ha portato alle dimissioni del premier.

La gran parte delle concessioni riguarda territori di proprietà delle comunità locali, dove si conducono attività di agricoltura e allevamento. Queste comunità hanno ora paura di perdere la loro terra, le loro case e le loro risorse. Ora sta emergendo che, anziché per l’interesse nazionale, questi progetti potrebbero essere stati approvati per l’interesse personale dei sospetti indagati dalla magistratura.

Lo scandalo sull’idrogeno verde

Il Portogallo è stato uno dei paesi europei che ha espresso il maggior supporto all’idrogeno verde, non soltanto in termini di produzione ma anche di impiego all’interno della propria economia. Questa avrebbe dovuto essere un’ottima notizia per la sostenibilità climatica del paese, per lo meno prima che si scoprisse la natura corrotta di queste iniziative. La nazione ha avviato il suo primo grande progetto da 100 MW nel 2020, affidandolo a un consorzio formato da EDP, Galp, Engie e Vestas Wind Systems. Nel 2021, EDP e Galp hanno poi annunciato che avrebbero lasciato il consorzio per formarne uno nuovo.

Teoricamente questo progetto dovrebbe produrre idrogeno da esportare verso il porto di Rotterdam attraverso una rotta marittima. Rotterdam è uno degli snodi commerciali europei più importanti per il mercato del gas naturale, e di conseguenza anche per i sostituti come l’idrogeno verde. Le infrastrutture portoghesi avrebbero liquefatto l’idrogeno e poi lo avrebbero trasportato verso i porti olandesi via mare. Tra ritardi, aumenti dei costi e problemi logistici, anche questi progetti sono finiti al centro dell’attuale scandalo di corruzione. Anche se per il momento non sono ancora state accertate le responsabilità specifiche di ciascun attore coinvolto nella questione, sembra altamente probabile che forniture e dettagli degli accordi del consorzio siano stati negoziati attraverso tangenti a uomini vicini all’ex Primo Ministro.

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