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Portogallo, vince la destra: cambi in vista sull’economia
Le elezioni in Portogallo si concludono con una vittoria di margine per il partito di centro-destra e il suo candidato alla presidenza Luìs Montenegro. Una vittoria così di margine da lasciare, in realtà, molti dubbi su quale sia il futuro del governo: il centro-sinistra di Pedro Nuno Santos ha collezionato 77 seggi in parlamento, contro i 79 seggi del partito vincente. Questo significa che nessuno dei due ha le forze per governare da solo, ed è qui che si pone una domanda importante: con chi sceglierà di allearsi Montenegro? Si potrebbe cercare un governo di larghe intese con il centro-sinistra, ma ci si potrebbe anche spostare più a destra. L’estrema destra di Chega, infatti, con 48 parlamentari ha più che quadruplicato il numero di seggi vinto durante le ultime elezioni.
Questa decisione avrà inevitabilmente un grande impatto sul programma di governo, sull’economia e sulla posizione del Portogallo in Europa. La destra europea continua ad allargarsi, ed è difficile ignorare la grande tornata elettorale di Chega. Un governo tra le due forze di destra potrebbe portare a decisioni più drastiche, mentre un governo tra i due partiti principali (il centro-destra di Alleanza Democratica e il centro-sinistra del Partito Socialista) potrebbe portare a poche riforme per via della mancanza di intese. Da Bruxelles si tiene d’occhio la situazione anche per i piani molto diversi su come gestire il Tesoro, soprattutto ora che il Portogallo aveva iniziato a chiudere i bilanci pubblici in attivo e ha riportato il rapporto deficit/PIL al di sotto del 100%.
I piani dei vincitori, in patria e in Europa
La destra moderata di Montenegro è europeista e punta a continuare a chiudere i bilanci con un disavanzo positivo, sperando di poter continuare a usare questa liquidità per diminuire il debito pubblico. Il piano più concreto è quello di abbassare significativamente le imposte sui redditi dalle società, facendole scendere al 15% nel corso di tre anni; nel frattempo si alzerebbe anche il salario minimo tra i 1.000€ e i 1.100€ entro il 2028 e si lavorerebbe per rafforzare l’assegno pensionistico minimo a 820€ al mese. Alleanza Democratica ritiene che, malgrado queste riforme per abbassare il gettito fiscale e aumentare il welfare, la crescita economica portoghese dovrebbe essere sufficiente a compensare per chiudere comunque i bilanci pubblici in attivo.
Inoltre Alleanza Democratica vuole rafforzare il sistema sanitario nazionale, considerata una delle priorità per l’elettorato in quest’ultima tornata elettorale. L’obiettivo è quello di velocizzare i tempi necessari per le operazioni più importanti e allargare le mansioni del medico di base per alleggerire la pressione degli ospedali. Rispetto al Partito Socialista, che proponeva più iniziative per il welfare, il centro-destra preferisce un approccio basato su minore imposizione fiscale e una spesa pubblica più contenuta per favorire l’iniziativa privata.
La volata di Chega può portarlo al governo
Dopo le dimissioni dell’ex-presidente Antonio Costa in seguito a uno scandalo di corruzione, il partito cresciuto più velocemente è Chega (letteralmente “Basta”). Si tratta di una forza politica di estrema destra che si autodefinisce nazionalista e basata sugli ideali liberali di Smith, cioè quelli di un minimo intervento dello Stato nell’economia lasciando l’iniziativa soprattutto al settore privato. In maniera molto simile a Milei in Argentina, questo partito propone una forte riduzione della burocrazia e dei servizi accentrati in mano allo Stato, in modo da abbassare drasticamente l’imposizione fiscale e lasciare che sia il libero mercato a gestire più lati possibili dell’economia. Invece è un partito molto conservatore in termini di diritti civili, che propone un Ministero della Famiglia e pene più dure per chi commette reati. Ora il centro-destra si trova di fronte a una scelta tra due direzioni molto diverse tra loro: guardare verso sinistra o verso destra per formare la coalizione di governo.