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Prezzo del grano ai minimi da un anno, cala la domanda

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Continua a scendere il prezzo del grano, ormai tornato sui livelli del 2020. Dopo il grande rally che ha seguito l’avvio della guerra in Ucraina, il rally ribassista sembra non arrestarsi. I nuovi dati che arrivano dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti mostrano attese più alte del previsto per i prossimi raccolti, grazie all’arrivo di grandi piogge che dovrebbero favorire la crescita dei campi durante il prossimo ciclo di semina. Al tempo stesso si notano dei cali importanti nei livelli di export, con domanda in difficoltà da parte di tutti i principali importatori mondiali. Si nota anche un aumento della speculazione, con oltre 100.000 contratti short da parte dei fondi d’investimento secondo la Commodity Futures Trading Commission.

Attualmente i contratti futures a un mese vengono scambiati a 550$. Per mettere le cose in prospettiva, il rally del 2022 aveva portato il prezzo dei contratti a superare addirittura i 1.200$ per contratto. Un calo superiore al 50% che sembra non essere destinato a fermarsi, o per lo meno non nel prossimo ciclo di raccolti. A oggi, la USDA riporta che il 96% del grano pronto in questa stagione sia già stato raccolto. Ormai i dati sulla stagione di raccolti dell’inverno 2023 sono quasi completi, per cui Wall Street inizia a fare delle previsioni sull’andamento della prossima stagione. La situazione è completamente diversa a quella del mercato della soia, che invece continua a vedere un rally rialzista dei prezzi dovuto all’aridità in America del Sud.

Tra speculazione e domanda in calo

Peak Trading Research fa notare che, malgrado la grande esposizione dei fondi alle posizioni short sul grano, c’è ancora ampiamente spazio per i fondi che vogliono coprire le loro posizioni. L’opinione comune di Wall Street è che non ci sarà un cambio di direzione del trend dovuto semplicemente alla necessità di coprire le posizioni short; questo tipo di decisione arriverà probabilmente solo quando i fondi vedranno dei fondamentali che possano seriamente giustificare un rally rialzista. Attualmente, secondo i dati della USDA, oltre il 50% del grano già raccolto si trova in condizioni molto buone o ottime; questo è un bene per la stabilità della filiera alimentare, ma aggiunge pressione ribassista sul prezzo di Borsa.

Il dato sulla qualità del grano raccolto è del 2% superiore a quello dello scorso anno, ma soprattutto nettamente superiore alle previsioni degli analisti. Guardando oltre agli Stati Uniti, ci si attendeva che durante la scorsa settimana arrivassero degli importanti ordini di importazione per il grano francese da parte della Cina. Gli ordini poi sono stati rimandati, aggiungendo ulteriore debolezza alla domanda di mercato. Nel frattempo l’offerta è in aumento grazie a un raccolto particolarmente favorevole in Brasile, un attore che si sta dimostrando sempre più grande nel mercato del grano e che storicamente si era dedicato ad altri tipi di coltivazioni.

Annullato l’effetto dell’accordo sul grano

Quando Putin ha deciso di annullare l’accordo che permetteva alle navi commerciali di esportare grano dall’Ucraina, le Nazioni Unite e i governi Occidentali hanno suonato l’allarme per la fame. C’era una forte preoccupazione legata al calo delle esportazioni da uno dei principali produttori mondiali, che storicamente ha sempre inviato grandi partite di cereali verso i paesi africani. Si temeva che il prezzo del grano avrebbe preso il volo, rendendo difficile per i paesi più poveri permettersi le importazioni essenziali. Alla fine, però, il trend è stato ribassista: in parte è l’effetto di maggiori esportazioni dalla Russia, in parte della produzione più alta del previsto negli Stati Uniti e in Brasile.

Sembra che almeno per il momento si sia evitato il peggio: i prezzi sono rimasti moderati e gli effetti del mancato export dall’Ucraina non si sono visti. Questo è sicuramente stato molto positivo per la sostenibilità della filiera alimentare, al punto che ormai si sono ridotti al minimo gli sforzi internazionali per riprendere il corridoio di esportazioni dal porto di Odessa. L’unico problema sembra averlo la Polonia, con molti produttori locali che lamentano di importazioni clandestine dall’Ucraina -dove il prezzo del grano è più basso- che sfuggono ai dazi.

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