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Produrre batterie al litio in UE anziché importarle dalla Cina può ridurre le emissioni di CO2 del 37%
Secondo un nuovo studio di Transport & Environment, che ha analizzato l’intera filiera produttiva delle batterie al litio, muovere la produzione in Europa anziché importarle dalla Cina può ridurre le emissioni di CO2 fino al 37% per ogni singola batteria. Questo è il risultato di una serie di fattori che vanno dai maggiori controlli ambientali sulle imprese manifatturiere europee fino al mix energetico utilizzato dalle imprese UE. Il dato arriva in un momento piuttosto sensibile, in cui l’Unione Europea sta già pensando di introdurre dei dazi più alti sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi.
Fino a questo momento l’Europa si è trovata a inseguire lo sviluppo di Cina e Stati Uniti in termini di batterie al litio. Malgrado sia storicamente l’area del mondo che produce il maggior numero di veicoli in assoluto, le case automobilistiche europee hanno iniziato a investire seriamente nella direzione dei veicoli elettrici molto in ritardo rispetto a società come Tesla e BYD. Ora che questa distanza ha finalmente iniziato ad accorciarsi dal punto di vista tecnologico, rimane comunque molto forte la differenza di prezzo: le batterie cinesi, a parità di performance, arrivano a costare fino al 50% in meno rispetto a quelle prodotte in UE.
Una filiera più costosa, ma più pulita
Anche se il costo associato alla manifattura di batterie al litio in Europa è maggiore, bisogna comunque considerare il costo associato alle esternalità negative delle maggiori emissioni di CO2 della filiera cinese. Secondo l’analisi di Transport & Environment, la più grande differenza tra la filiera europea e quella cinese è rappresentato dalle fonti di energia: già oggi, in media, la maggior quantità di energia rinnovabile disponibile sulla rete europea è in grado di ridurre le emissioni di CO2 del 37% nel processo di manifattura delle batterie. Se poi si considera la possibilità di introdurre delle misure per concentrare particolarmente l’uso di energia rinnovabile nella produzione di batterie al litio, ad esempio con sistemi di stoccaggio energetico per immagazzinare l’energia solare prodotta durante il giorno, allora la riduzione delle emissioni inquinanti potrebbe arrivare anche al 60%.
In Europa le imprese sono anche tenute a prestare più attenzione alla gestione dei rifiuti che derivano dal processo di produzione e ci sono dei progetti minerari che permettono alle società di rifornirsi di materiali estratti in modo più sostenibile rispetto a quanto avviene in Cina. Ora è possibile che l’UE, sulla base di questi dati, senta più motivata a introdurre delle restrizioni sull’import di batterie cinesi.
Più di metà degli impianti europei a rischio
Al momento ci sono molti nuovi impianti di batterie elettriche programmati in Europa, ma pochi di questi mostrano una probabilità realmente elevata di venire realizzati. Addirittura il 47% dei progetti è considerato “a rischio”, cioè ha una probabilità significativa di non essere completato. Le motivazioni possono essere diverse, dalla mancanza di capitali per una piccola impresa alle scelte strategiche di una grande multinazionali. Per il momento i regolatori europei non hanno fatto niente per incentivare a livello economico la produzione di batterie al litio, contrariamente a quanto è stato fatto negli USA e in Cina. Rimane il dubbio che questa scelta possa essere controproducente, forzando l’Europa a un futuro fatto principalmente di importazioni.