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Produttori di SAF europei: impossibile arrivare alla quota di produzione fissata dall’UE
Secondo Stefan Schulte, CEO della società che gestisce l’aeroporto di Francoforte, è il momento che l’Unione Europea si arrenda di fronte all’evidenza: non c’è modo in cui i produttori di combustibili sostenibili per l’aviazione raggiungano la quota di produzione richiesta da Bruxelles. I cosiddetti “SAFs” sono combustibili di origine organica che possono essere utilizzati in modo intercambiabile con il carburante tradizionale usato nel mondo dell’aviazione, e negli ultimi anni l’UE ha imposto alle compagnie aeree di aumentare gradualmente la quota di SAFs utilizzati nella miscela dei jet. Oltre a chiedere un aumento, è stata richiesta anche una soglia minima di SAFs che devono essere prodotti all’interno dei confini UE.
Alcune società hanno già iniziato a lavorare in questa direzione, inclusi alcuni colossi petroliferi come Shell. Il problema è che la produzione non sta avanzando a un ritmo sufficientemente alto per poter permettere agli aeroporti di offrire carburante di origine europea. Se la legge non verrà cambiata, sarà semplicemente impossibile che la produzione attuale basti a soddisfare tutto il mercato. Dall’altra parte, permettere di utilizzare carburanti importati sarebbe quasi un controsenso: se si vogliono utilizzare i SAFs per ridurre l’impatto ambientale dell’aviazione, allora non si può permettere che questi viaggino attraverso un oceano per arrivare in Europa ed essere utilizzati nel continente.
Costi da tre a cinque volte maggiori
Non soltanto in questo momento la produzione europea di SAFs non è sufficiente, ma per la poca capacità produttiva che viene immessa sul mercato si è generata una concorrenza sfrenata tra gli acquirenti. In questo momento il prezzo dei SAFs è di 3-5 volte superiore a quello del carburante tradizionale, uno dei motivi per cui quest’anno si registra un’inflazione superiore al 15% in media sui viaggi estivi in aereo. Il tutto per un impatto quasi impercettibile sull’ambiente, dal momento che in questo momento appena lo 0,2% del carburante utilizzato nell’aviazione è SAF. La situazione è complessa per le aziende e dovrebbe diventare ancora più complessa a partire dal prossimo anno.
A partire dal 2025, infatti, l’Unione Europea chiede che la quota di carburanti sostenibili impiegati nell’aviazione commerciale sia del 2%, per poi arrivare al 70% entro il 2050. Comprendendo l’insostenibilità economica e l’alta probabilità di trovare delle alternative migliori nel lungo termine, nessuna altra grande economia mondiale ha adottato leggi simili e le compagnie aeree europee si sono lamentate più volte della difficoltà nell’approvvigionamento di SAFs. Nel frattempo i produttori lamentano l’assenza di certezze sulla domanda futura ed esitano a scalare la produzione.
Pesa anche l’incertezza
C’è un tema importante legato alle elezioni europee da considerare: ora che i verdi hanno ottenuto la loro peggiore performance elettorale dalla nascita dell’euro, con la destra pronta a prendere il comando del Parlamento, i produttori di SAFs temono che le normative europee possano cambiare da un momento all’altro. È molto probabile che arrivino deroghe e proroghe volte a cambiare il programma di adozione dei SAFs, cosa che rischierebbe di portare chi è esposto al settore in una situazione di eccessiva offerta. Proprio dal momento in cui nessun’altra grande economia sta seguendo la stessa strada, se si dovesse verificare un eccesso di offerta sul mercato europeo non ci sarebbero grandi prospettive per poter vendere i SAFs all’estero.