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Rame, offerta cinese invade il mercato: produzione record e domanda in stallo pesano sui prezzi
Dopo un maggio all’insegna dei rialzi, giugno è stato un mese duro per i prezzi del rame. Il mese non è ancora finito e già tutti i guadagni di maggio sono stati cancellati, soprattutto a causa di un’offerta molto superiore alle attese proveniente dai produttori cinesi. La Cina è stata fino a questo momento una mina vagante per il mercato dei metalli industriali nel corso del 2024: ogni volta che l’economia cinese dà segni di ripresa, i prezzi salgono velocemente. Quando invece ci sono segni di calo nella produzione industriale, improvvisamente i mercati danno segni di eccesso di offerta e i prezzi scendono altrettanto velocemente. Questa seconda situazione è quella che descrive meglio la situazione attuale.
Anche se effettivamente l’economia cinese sembra star gradualmente uscendo dalla fase di sfiducia in cui è entrata nel post-pandemia, i segnali sono ancora contrastanti. Il Festival 618, la seconda data più importante dell’anno per le vendita al dettaglio in Cina, ha visto un calo delle vendite per la prima volta dal 2016 a oggi. Nel frattempo sembra la produzione industriale si sta riprendendo, ma soprattutto in settori che non hanno a che vedere con pannelli fotovoltaici, EVs ed elettronica: i prodotti che hanno guidato la crescita della domanda di rame nel corso degli anni scorsi anni ora arrancano.
Il rame cinese invade il mercato
Grazie al boom industriale degli ultimi vent’anni, la Cina ha sviluppato un’industria molto forte per la trasformazione del rame che ha supportato il boom economico locale. Adesso che la crescita si sta facendo meno intensa, rimangono enormi imprese con una capacità produttiva che in qualche modo deve continuare a essere impiegata. Se manca la domanda interna, allora si guarda alle esportazioni. A maggio l’export cinese di rame, anche approfittando dei rialzi di giugno, è arrivato a toccare un nuovo record storico e ora le quotazioni internazionali sono in caduta libera. Nel frattempo la domanda anche da Occidente rimane relativamente bassa, per cui ancora non sembra essersi formato un supporto per i prezzi.
In questo momento il prezzo del rame sulle Borse cinesi, che solitamente mostra un premio rispetto a quello delle Borse statunitensi, si trova invece in deficit. La quotazione sul CME mostra un crollo del 12% rispetto ai picchi toccati alla fine di maggio e secondo gli analisti di Trafigura, la situazione è destinata ad andare avanti nel corso dei prossimi mesi. Secondo gli analisti di ING, invece, il mercato continuerà a dare segnali ribassisti fino a quando non arriverà un intervento concreto per immettere liquidità nell’economia cinese e rilanciare la crescita.
Raddoppiato l’export in un anno
In appena un mese si è passati da un nuovo record per il prezzo del rame a una caduta libera in cui il grafico punta solo verso il basso. A maggio dello scorso anno i produttori cinesi avevano esportato 70.000 tonnellate del materiale usato nei cavi elettrici e nei circuiti, mentre a maggio di quest’anno il volume è raddoppiato raggiungendo quota 150.000 tonnellate. Il volume è stato così grande da battere un record che durava ormai dal 2012. Da quando gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno iniziato a mettere un freno alle importazioni di prodotti cinesi altamente legati al rame -veicoli elettrici, pannelli fotovoltaici e batterie al litio- la domanda locale ha iniziato a calare e non è stata interamente compensata da quella internazionale. I 10.000$ per tonnellata rimarranno probabilmente fuori portata almeno per il futuro a breve termine.