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I timori per una recessione negli Usa fanno crollare i tecnologici europei e il prezzo del petrolio

I timori per un’eventuale recessione negli USA fanno crollare le azioni tecnologiche europee e il petrolio, il cui prezzo non beneficia delle nuove tensioni in Medio Oriente.

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I timori di una possibile recessione negli Stati Uniti d’America ha avuto un impatto sui titoli tecnologici europei, che sono scesi, e sul petrolio, che ha ampliato le perdite, andando a compensare completamente le preoccupazioni sull’offerta innescate delle tensioni crescenti in Medio Oriente.

Ma vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo e come si stanno muovendo questi due diversi mercati.

Timori di una recessione negli Usa, l’impatto in Europa

Timori di una recessione negli Usa

I timori per una probabile recessione negli Usa hanno avuto un impatto sulle azioni dei titoli tecnologici e dei semiconduttori, che sono state caratterizzate da un calo. A condizionare l’andamento delle tech europee sono i dati deboli che hanno attanagliato i mercati finanziari e, soprattutto, hanno indotto gli investitori a lasciare i titoli più performanti del 2024 per dirigersi verso gli asset rifugio.

L’indice tecnologico Stoxx ha registrato un -4,1%, che lo ha portato a diventare il peggior performer tra gli indici settoriali dello Stoxx 600, che ha perso il 3%. A preoccupare gli investitori è un recente report secondo il quale Nvidia potrebbe ritardare il lancio del suo chip AI, fatto che ha indubbiamente impattato sul sentiment generale. Nel corso della giornata di venerdì l’indice tecnologico ha perso il 6%, dopo la crescita occupazionale e i dati sulle fabbriche negli Stati Uniti sono risultati più deboli del previsto. Ma soprattutto a seguito della presentazione dei dati finanziari di Intel, che ha mostrato degli utili deludenti.

ASM International, colosso specializzato nella produzione di apparecchiature per chip, è crollato del 12% dopo la perdita del 13% registrata nel corso della giornata di venerdì. ASML, il più grande produttore di apparecchiature impiegato nella costruzione di chip per computer, ha portato a casa un calo del 4%.

In rosso anche BE e STMicroelectronic, che hanno registrato un calo del 5%.

Petrolio, si fanno sentire i timori per la recessione Usa

I timori per la recessione Usa si fanno sentire anche sui future del petrolio, che hanno ampliato le perdite. Le crescenti tensioni in Medio Oriente non sembrano essere riuscite a compensare le preoccupazioni degli investitori.

La recessione Usa, è bene ricordarlo, ha avuto un impatto anche sui mercati azionari asiatici: gli investitori hanno abbandonato gli asset rischiosi e hanno iniziato a scommettere sulla necessità di apportare dei tagli in maniera rapida per salvaguardare la crescita.

Nel corso della prima mattinata i future sul greggio Brent sono scesi di 78 centesimi o dell’1% a 76,03 dollari al barile. I future sul greggio Us West Texas Intermediate erano a 72,65 dollari al barile, in calo di 87 centesimi o dell’1,2%.

Ricordiamo che nel corso della giornata di venerdì il Brent e il WTI erano crollati di oltre il 3%: i due contratti hanno registrato la quarta settimana consecutiva di perdite. Siamo davanti alla serie più lunga di perdite da novembre.

 Gli analisti di ING guidati da Warren Patterson spiegano che i timori di recessione negli Stati Uniti, derivanti dal debole rapporto sulle buste paga di luglio pubblicato venerdì, non fanno che aumentare i timori sulla domanda cinese che persistono sul mercato petrolifero da qualche tempo.

Il crollo dei consumi di gasolio in Cina, il principale produttore al mondo di petrolio che contribuisce alla crescita della domanda, sta incidendo sui prezzi del petrolio.

Anche il petrolio è finito sotto pressione dopo che l’OPEC+ ha mantenuto il suo piano di eliminare gradualmente i tagli volontari alla produzione a partire da ottobre, il che significa che le forniture aumenteranno più avanti nel corso dell’anno.

Reuters ha condotto un sondaggio nel corso della giornata di venerdì, dal quale è emerso che la produzione di petrolio dell’OPEC è aumentata a luglio nonostante i tagli alla produzione apportati dal comitato.

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