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Reeves, primo ministro britannico, punta alla crescita economica fin da subito

Rachel Reeves, primo ministro britannico punta alla crescita economica fin da subito. Ecco come.

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Riflettori puntati sulla politica economica che Rachel Reeves, Ministro delle Finanze britannico, ha intenzione di realizzare. Della quale è già possibile avere i primi assaggi. Reeves ha in programma di illustrare i piani per sbloccare i progetti infrastrutturali e gli investimenti privati, il cui scopo è stimolare la crescita economica.

La schiacciante vittoria ottenuta nelle ultime elezioni britanniche ha fatto sì che il partito di centro sinistra andasse al potere per la prima volta in 14 anni. Ora come ora Reeves e Keir Starmer, l’attuale primo ministro britannico, hanno intenzione di dimostrare che stanno cercando di affrontare i problemi che impattano sull’economia del paese e rilanciare la crescita. L’obiettivo è quello di accelerare l’approvazione dei progetti infrastrutturali.

Ricordiamo che Reeves ha un curriculum di primo piano: oggi è diventata la prima donna ministro delle finanze in Gran Bretagna, ma in precedenza era economista della Banca d’Inghilterra.

Reeves, obiettivo crescita

Rachel Reeves si è messa immediatamente al lavoro. Solo la scorsa settimana la Gran Bretagna era andata al voto. Nel corso delle ultime 72 ore il neo ministro ha iniziato a lavorare per riuscire a rispettare il proprio mandato. Le idee ed i progetti che verranno realizzati si riescono ad evincere da un discorso che terrà ai leader aziendali.

Reeves ha sottolineato la propria intenzione di agire e di prendere delle decisioni anche difficili, in modo da riuscire a garantire la crescita. In passato, secondo il neo ministro, i governi avevano aspettato troppo a lungo per agire. Ma adesso quei tempi sono cambiati. Riuscire a garantire una crescita è diventata una missione nazionale e, soprattutto, non c’è più tempo da perdere.

Da sottolineare, ad ogni modo, che sia Reeves che Starmer sono entrati in carica con degli impegni più difficili rispetto a quelli dei governi precedenti. Stimolare la crescita come strumento per contribuire almeno in parte a finanziare l’aumento della spesa non è un obiettivo facile. Soprattutto se si ha intenzione di non aumentare le principali tasse che versano i lavoratori.

Purtroppo al momento ci sono pochi margini di manovra entro i quali muoversi. Dal 2010 sono stagnanti gli standard di vita, mentre il debito pubblico è pari quasi al 100% della produzione nazionale. La tassazione in percentuale al Pil sembra destinata a salire al livello più alto raggiunto dalla seconda guerra mondiale.

Il problema dell’instabilità politica

Reeves e Starmer dovranno fare un duro lavoro per riconquistare la fiducia degli investitori internazionali, che, in molti casi, sono rimasti delusi e scoraggiati dall’instabilità politica che si è venuta a creare in Gran Bretagna dal 2016, quando è stato deciso di abbandonare l’Unione europea. Nel corso degli otto anni successivi, infatti, si sono succeduti cinque primi ministri. Stando ai dati ufficiali, gli investimenti diretti esteri in entrata sono calati in quattro dei cinque ultimi trimestre.

Toby Gibb, responsabile delle soluzioni di investimento presso il gestore di fondi Artemis, ha spiegato che gli investitori di New York o Hong Kong avrebbero letto i titoli e avrebbero trovato facile affermare: perché preoccuparsi? Le elezioni hanno un compito ben preciso – almeno secondo Gibb -, che è quello di alleviare l’incertezza e permettere agli investitori esteri di investire con maggiore sicurezza.

Amanda Blanc, CEO della compagnia assicurativa Aviva, ha sottolineato come gli investitori volessero investire in Gran Bretagna, ma avevano la necessità che il governo stabilisse le priorità, rivedesse il sistema di pianificazione e investisse in settori rischiosi per aumentare la fiducia (si sta pensando, in questo caso, all’idrogeno o al nucleare).

Nel corso di una dichiarazione rilasciata alla BBC da Darren Jones, il nuovo viceministro delle finanze britannico, è stato illustrato come i piani di Reeves si muovano verso una più ampia riforma urbanistica, volta ad accelerare la costruzione di case.

L’edilizia abitativa è da tempo una questione controversa in Gran Bretagna: alcuni elettori si oppongono ai progetti di costruzione in aree rurali e verdeggianti, mentre altri chiedono a gran voce un aumento dell’offerta per abbassare il costo di acquisto o affitto di una casa.

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