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Regno Unito, bonds a 10 anni rendimento record dal 2008

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Giovedì gli investitori hanno espresso la loro fiducia nel fatto che l’inflazione persistente costringerà la Banca d’Inghilterra ad aumentare i tassi di interesse a un livello senza precedenti del 6,5% entro dicembre, portando i rendimenti dei titoli di stato decennali ai massimi livelli dal 2008.

Il crollo è stato più marcato rispetto alle diminuzioni dei debiti governativi in altre parti d’Europa e negli Stati Uniti, che sono stati influenzati dai dati che mostrano un aumento delle retribuzioni private negli Stati Uniti molto superiore alle aspettative nel mese di giugno.

Gli investitori ritengono che la BoE sarà costretta ad alzare i tassi di interessi fino al 6,5% entro la fine dell’anno.

Soffrono i titoli di stato a lungo e breve termine

Le negoziazioni, descritte da alcuni analisti come caotiche, hanno mostrato che i futures sui tassi di interesse indicano una probabilità del 55% che la Banca d’Inghilterra debba alzare i tassi dal 5% attuale al 6,5% entro la fine dell’anno, con le probabilità di ulteriori aumenti entro marzo 2024. In precedenza, i mercati finanziari si aspettavano che il picco fosse al 6,25%.

I titoli di stato a lungo termine hanno subito perdite tanto significative quanto i bond a scadenza più breve, che avevano già sperimentato le vendite precedenti. In particolare, i gilts trentennali hanno registrato la loro più grande diminuzione di prezzo in un solo giorno dalla tumultuosa situazione del “mini budget” dello scorso settembre.

Dopo l’annuncio dell’intenzione della Fed di continuare ad alzare i tassi è crollato anche il mercato azionario.

Crolla anche l’azionario

Gli indici azionari di riferimento negli Stati Uniti, Europa e Asia hanno subito un’ampia vendita su vasta scala in seguito alla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve (Fed) mercoledì. I verbali hanno rivelato che gli ufficiali della Fed intendono riprendere l’aumento dei tassi di interesse, nonostante la pausa nel loro programma di restrizione monetaria a giugno.

L’indice FTSE All-World ha registrato un calo fino al 1,7%, ma è riuscito a recuperare leggermente, chiudendo con una diminuzione del 1,2%. Questo rappresenta comunque una delle peggiori performance giornaliere dell’anno. A New York, l’indice S&P 500 è sceso dell’0,8%, così come il Nasdaq Composite, anche se sono riusciti a ridurre le perdite più consistenti rispetto all’inizio della sessione.

In Europa, l’indice Stoxx Europe 600 è sceso del 2,3%, con 580 titoli dell’indice in ribasso. I settori più colpiti sono stati quelli sensibili ai cambiamenti dei tassi di interesse, come il settore immobiliare e quello dei beni di consumo ciclici. In particolare, l’indice Stoxx 600 Real Estate ha subito un calo del 4,2%.

La vendita delle azioni si è accelerata, facendo salire i costi di prestito a due anni negli Stati Uniti ai livelli più alti dal 2007, dopo che i dati hanno mostrato che le aziende statunitensi hanno registrato il maggior aumento di posti di lavoro in più di un anno a giugno. Gli investitori hanno monitorato attentamente i dati sul mercato del lavoro negli ultimi mesi, con segnali di resilienza che alimentano le aspettative di ulteriori aumenti dei tassi da parte della Fed.

Secondo Stephen Innes, socio fondatore di SPI Asset Management di Hong Kong, se i prossimi rapporti sull’occupazione e sull’indice dei prezzi al consumo confermano le preoccupazioni espresse dagli ufficiali della Fed il mese scorso, le probabilità di un aumento dei tassi il 26 luglio sono aumentate.

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