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Russia, parla il CEO: il dominio del dollaro è alla fine

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Il CEO di VTB Bank, la seconda banca più grande in Russia, ha fatto parlare di sé nelle ultime 24 ore per alcune dichiarazioni molto pesanti. Andrey Kostin sarebbe infatti convinto che Bitcoin sia una seria minaccia al dominio del dollaro americano, e che presto il dominio del dollaro americano nell’economia internazionale giungerà alla fine. Un processo che secondo Kostin sarebbe già in atto e in fase avanzata, anche se non ha voluto supportare queste parole con dei dati o dei numeri precisi. Inutile dire, però, che la de-dollarizzazione dell’economia mondiale sta diventando un tema sempre più sentito nel mondo del Forex.

Soprattutto il blocco di potenze orientali, rappresentato in primis da Russia e Cina, vorrebbe arginare lo strapotere finanziario americano con un sistema alternativo. Un sistema che molto probabilmente sarà basato sullo yuan cinese e che trova sempre più aderenze attraverso la banca dei paesi BRICS, che di recente ha ricevuto la candidatura dell’Arabia Saudita e dell’Argentina. Una dichiarazione così diretta da parte del massimo manager di una delle principali banche russe, però, è qualcosa che molti investitori non si sarebbero ancora aspettati.

Secondo il CEO di VTB Bank, l’egemonia finanziaria del dollaro americano sarebbe ormai alle sue fasi finali

La Russia guarda verso la Cina

Non è un segreto che, dopo l’invasione dell’Ucraina, i rapporti tra blocco Orientale e blocco Occidentale si siano fatti decisamente più freddi. Per quanto Xi Jinping non abbia voluto apertamente dare appoggio alla Russia, la Cina si è tenuta anche molto distante dal criticare le azioni di Putin. Il Cremlino e Pechino hanno fatto fronte comune verso un problema che riguarda entrambi: quello di dover fare i conti con un’economia internazionale che funziona in dollari. Per la Russia, oggetto di sanzioni molto forti, significa dover avere a che fare con importanti limiti sulla circolazione di denaro per importazioni e esportazioni; per la Cina, si tratta di un limite alle sue ambizioni di diventare la principale potenza mondiale.

Secondo il CEO di VTB Bank, la Cina abbandonerà a poco a poco le sue limitazioni sulla circolazione domestica e internazionale di yuan. Attualmente la nazione adotta un sistema particolare, con due tassi di cambio: uno per lo yuan domestico, pienamente libero di fluttuare, e uno per lo yuan internazionale che può fluttuare solo del 2% rispetto ai tassi stabiliti dalla banca centrale. Tassi che vengono fissati in relazione al dollaro, cosa che secondo Kostin verrà cambiata nel corso del tempo lasciando sempre più libera la circolazione di yuan. Inoltre ritiene che sia un rischio per Pechino mantenere gran parte delle sue riserve di valuta estera sotto forma di dollari americani.

Il dollaro americano è visto come un rischio, per via delle possibili sanzioni, da parte delle banche centrali di nazioni non in linea con la politica estera statunitense

La controversia riguardante Bitcoin

Oltre allo yuan, c’è una seconda valuta che secondo il CEO di VTB Bank diventerà sempre più comune come metodo per regolare le transazioni internazionali. Si tratta di Bitcoin, che secondo le vedute di Kostin sarebbe una minaccia per il dominio del dollaro americano. Non potendo andare incontro a sanzioni di alcun genere, i paesi meno allineati con le politiche internazionali americane sarebbero sempre più disposti ad accettare criptovalute come metodo di pagamento per importazioni ed esportazioni.

Bisogna notare che il CEO di VTB Bank, alla pari di molti altri importanti manager russi, cerca di sostenere l’agenda politica governativa. Difficilmente un paese sanzionato dagli Stati Uniti può dirsi felice di un ecosistema finanziario mondiale basato sul dollaro americano. Dall’altra parte, persino JPMorgan quest’anno ha pubblicato un report sulla crescente popolarità della de-dollarizzazione tra le agende politiche di paesi di varie nazioni del mondo. Anche per questo le riserve conservate sotto forma di oro sono in crescita presso la grande maggioranza delle banche centrali, anche tra quelle di nazioni storicamente vicine agli Stati Uniti nelle vicende politiche.

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