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Russia, rialzo dei tassi centrali e piano di privatizzazioni

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La Russia annuncia nuove mosse per continuare a gestire l’economia in tempi di guerra. La prima di queste è un nuovo aumento dei tassi della banca centrale, che passano così dal 7,50% annuo al 8,50%. Per quanto il cambio con il dollaro e con l’euro si sia ormai stabilizzato, la politica monetaria continua a cercare di incalzare con i rialzi dei tassi per garantire la forza del rublo sul mercato Forex. Per quanto riguarda l’economia, invece, il governo sta pensando a un piano di ridistribuzione della ricchezza per rilanciare una classe media che si trova in difficoltà.

Per quanto l’economia russa sia effettivamente penalizzata dalla guerra, molti analisti sono rimasti colpiti nell’osservare quanto ridotta sia stata la contrazione economica fino a questo momento. Il tutto è dovuto principalmente al fatto che i costi dello sforzo bellico siano relativamente piccoli rispetto al PIL, oltre alla capacità di aggirare le sanzioni internazionali su gas e petrolio. Per quanto la Russia sia costretta a vendere i suoi combustibili fossili in sconto, principalmente alla Cina e ad altre nazioni alleate, rimane in grado di esportare le sue materie prime in un modo efficiente e che risente poco anche del blocco di SWIFT.

La banca centrale russa non alzava i tassi di interesse da settembre, ma in una singola seduta ha deliberato uno scatto da 100 punti base

Il primo rialzo dei tassi da settembre

La mossa della banca centrale russa annunciata nella mattina di venerdì è arrivata come una decisione piuttosto inattesa. Si tratta di un quadruplo scatto dei tassi in una singola riunione di politica monetaria, ben 100 punti base al di sopra del livello precedente. Gli analisti si aspettavano già un aumento dei tassi, ma di soli 50 punti base. Sembra che la banca centrale russa sia disposta ad accettare il rischio di rallentare l’economia, pur di mantenere la forza del rublo nei tassi di cambio. Una forza che, da settembre in avanti, è venuta gradualmente meno.

Settembre 2022 è stata l’ultima riunione di politica monetaria prima di oggi in cui la banca centrale russa aveva deciso di aumentare i tassi di interesse. Fino a quel momento aveva continuato a rialzarli di riunione in riunione, tenendo il passo con le decisioni della Fed e della BCE e mantenendo il tasso di cambio grossomodo stabile a 60 rubli per dollaro americano.

Dopo aver fermato i rialzi dei tassi di interesse, il rublo ha iniziato a perdere valore contro tutte le principali valute dei paesi sviluppati. Oggi il tasso di cambio si trova a 90 rubli per dollaro americano, ma il trend potrebbe invertirsi di nuovo. Tutto dipenderà dalla decisione della banca centrale di continuare o meno con i rialzi anche nelle prossime riunioni di politica monetaria.

Il grafico mostra l’andamento dei tassi centrali in Russia nel corso degli ultimi cinque anni

Si valuta un piano di privatizzazioni e ridistribuzioni

Uno dei modi più significativi con cui la Russia sta cercando di sostenere la propria economia è attraverso la ridistribuzione della ricchezza lasciata nella nazione dalle grandi aziende che hanno abbandonato il mercato. Queste includono i principali brand nel mondo della ristorazione (McDonald’s, Starbucks, ecc.), automotive (Ford e Mercedes) e banche (Intesa Sanpaolo, Société Générale). Avendo sospeso le loro operazioni con poco preavviso, queste aziende hanno dovuto decidere rapidamente cosa fare con la parte del proprio patrimonio che si trovava in Russia.

Il governo russo ha passato una legge che prevede che, se una società straniera vuole lasciare le sue attività in Russia, questa dovrà vendere i suoi asset a un prezzo non superiore al 50% del loro valore di mercato. In questo modo, il governo ha messo le mani sulle fortune di grandi multinazionali per prezzi di favore.

Ora la domanda è cosa fare con questi asset. Il governo sta valutando di privatizzarli, in modo tale che i competitor russi delle società che hanno lasciato il paese possano acquisirne gli asset a prezzi molto competitivi. Inoltre si valuta la possibilità di favorire la classe media, che sta vivendo una forte contrazione in Russia da ormai diversi anni, con un’eventuale ridistribuzione dei proventi della vendita degli asset confiscati.

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