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Siccità nel Canale di Panama rimanda consegne di commodities

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Una delle vie marittime essenziali per il traffico di materie prime nel mondo, il Canale di Panama, sta affrontando una grave siccità che minaccia le consegne globali di cereali e altre commodities. Tra tutte le materie prime che stanno soffrendo questa situazione, i cereali sono particolarmente colpiti per via della geografia di questo mercato: grandi quantità di grano, mais e orzo statunitensi vengono raccolti negli hub della Costa del Golfo, dove poi vengono spediti verso l’Asia. Non soltanto ci sono meno slot a disposizione per chi vuole trasportare sulle navi questi cereali, ma i prezzi delle spedizioni stesse stanno salendo alle stelle.

Questa situazione si sta presentando in un momento molto particolare, cioè esattamente quando la stagione dei raccolti negli Stati Uniti è quasi conclusa e gli esportatori si stanno preparando a organizzare le spedizioni verso le destinazioni finali. Questo problema potrebbe influenzare anche tutte le commodities agricole prodotte in Sud America: dal caffè colombiano alla soia argentina, passando per la carne brasiliana. I produttori di grano negli Stati Uniti stanno già passando un problema difficile dovuto ai prezzi particolarmente bassi in una fase di elevata inflazione, che aumenta i loro costi. Il problema aggiuntivo delle esportazioni fa piovere sul bagnato.

Passaggi ridotti del 60% in pochi mesi

La situazione, per il canale di Panama, sta peggiorando giorno dopo giorno. Solitamente il lavoro a pieno ritmo prevede il passaggio di 40 navi al giorno, ma per via della siccità è stato deciso di abbassare questo numero a 31 al giorno. Questo garantisce che il livello dell’acqua nel canale sia sufficiente per riempire e svuotare per tempo le dighe che gestiscono il passaggio delle imbarcazioni. Adesso arriva una nuova decisione che prevede di abbassare le spedizioni a 25 al giorno fino al 1 febbraio 2024, quando addirittura si scenderà a 18 al giorno. I livelli di precipitazioni di questi mesi sono stati i più bassi dal 1950 a oggi, con una diminuzione addirittura del 41% rispetto alla media storica.

Gli offerenti sono in lotta tra loro per accaparrarsi gli spazi disponibili, ma la situazione è molto sfavorevole per i produttori di cereali. Le imprese che producono beni a maggior valore aggiunto hanno la possibilità di offrire di più per ottenere il passaggio delle loro merci, mentre le materie prime agricole hanno già di per sé un mercato fatto di margini più bassi e alta competizione tra gli esportatori di tutto il mondo.

Ritardi, rincari e incertezze

Jay O’Neil, proprietario del colosso HJ O’Neil Commodity Consulting, ha dichiarato apertamente di non aver mai visto una situazione simile in oltre 50 anni di attività ai massimi livelli nel mondo delle spedizioni marittime. I ritardi e i rincari si sommano, e attualmente in media servono tre settimane in più per fare arrivare una spedizione di materie prime dagli Stati Uniti alla Cina rispetto a quanto era necessario fino a pochi mesi fa. Considerando che solitamente le spedizioni di cereali vengono organizzate pochi giorni prima dell’effettivo invio del carico, la situazione è già molto peculiare.

Secondo alcuni esportatori, la situazione è persino peggiore a quella che si è presentata durante la pandemia: in quel caso erano soprattutto i container ad avere problemi, ma i cereali stipati sulle navi non erano stati così colpiti dalla situazione logistica.

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