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Snam: Progetto di cattura di CO2 servirà tutto il Sud Europa

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Il sistema di cattura diretta dell’anidride carbonica su cui stanno lavorando Eni e Snam ottiene più successo del previsto: il crescente interesse da parte delle imprese francesi e di altri partner europei richiede di allargare la portata del progetto. Il CEO di Snam, Stefano Venier, ha dichiarato nella mattinata di lunedì che ora le due aziende intendono servire tutto il Sud Europa, aiutando così a decarbonizzare una parte importante delle industrie manifatturiere di questa zona. Le dichiarazioni di Venier arrivano proprio da Ravenna, la città che ospiterà questo nuovo mastodontico progetto per catturare alla fonte le emissioni inquinanti di settori che non possono direttamente servirsi di energia rinnovabile o combustibili green.

Già nelle scorse settimane, l’annuncio del nuovo progetto aveva fatto parlare di sé in tutto il mondo. Si tratta del primo grande progetto di cattura della CO2 su scala industriale in Europa, a cui fanno concorrenza soltanto dei piccoli hub in Norvegia già operativi da diversi anni. La differenza è che Snam e ENI intendono rendere il loro sistema di cattura un hub internazionale, che avrà un grande risvolto anche in termini di occupazione e di risultati economici per queste due realtà italiane. L’unico ostacolo sono le forti critiche che da più parti si muovono verso gli impianti di cattura diretta della CO2: se alcuni partner europei ritengono che si tratti di un ottimo modo per evitare le emissioni di gas serra nell’atmosfera, altri ritengono che ci siano dei forti problemi ambientali legati ai solventi chimici usati in questo processo.

Vengono fornite le prime tempistiche

Fino a questo momento non si conoscevano ancora le tempistiche o le dimensioni del progetto, su cui oggi il CEO di Snam ha finalmente fatto luce. Si sa ora che la prima parte del progetto dovrebbe essere pronta alla fine del 2024, ma le aziende hanno già preventivato che in caso di ritardi si slitterà alla prima parte del 2025. In questa prima fase, l’impianto di Ravenna sarà in grado di stipare 25.000 tonnellate di CO2 ogni anno. Dopo questo primo progetto pilota si inizieranno a coinvolgere sempre più giacimenti esausti -in Italia ce ne sono a decine-, nel tentativo di trasformare questi asset improduttivi in risorse nuovamente di valore.

Sembrano particolarmente interessati a trarne beneficio i gruppi francesi dell’acciaio e del cemento, che al momento impiegano dei sistemi di cattura del carbonio su piccola scala e che solitamente conservano la CO2 in eccesso in Norvegia. I costi di spedizione sono però elevati e le infrastrutture norvegesi non ancora del tutto pronte a servire clienti di queste dimensioni. Per il momento non sono state fornite delle linee guida agli azionisti sul valore economico che questa nuova venture potrebbe portare.

I più ambientalisti ritengono che la cattura diretta della CO2 sia un sistema che incentiva a ridurre la ricerca sull’idrogeno verde e altre fonti di energia green

Venier risponde alle critiche e alle preoccupazioni

ENI e Snam sembrano molto lanciate verso il successo di questo nuovo progetto, ma le due società sentono il bisogno di convincere tutti gli stakeholder. Le critiche sono diverse, molte delle quali riguardano la possibilità di un sabotaggio dei centri di stoccaggio. Il carbon capture è una tecnologia che permette di catturare la CO2 direttamente alla fonte, nei processi industriali che la producono in grande quantità come la produzione di cemento o acciaio. Attraverso dei solventi chimici si cattura questo gas, che poi viene liberato in giacimenti di gas o petrolio esausti; in questo modo rimane “tappato” in un bacino ben definito, senza potersi disperdere nell’atmosfera.

Secondo diversi critici europei e internazionali, però, il rischio è che questi giacimenti di CO2 possano diventare vittima di attacchi terroristici. Venier ha però prontamente risposto che tutti gli impianti saranno monitorati e che le istituzioni italiane stanno prendendo ogni misura necessaria per assicurare la massima sicurezza dei giacimenti esausti che ospiteranno la CO2 catturata. Si parla addirittura di pattugliare regolarmente i giacimenti come misura di sicurezza aggiuntiva.

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