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Sterlina inglese, membro BoE avverte: tassi da alzare ancora
Secondo Catherine Mann, membro della Bank of England e del Monetary Policy Committee, per frenare la corsa a rialzo dell’inflazione sarà ancora necessario aumentare i tassi di interesse. La BoE ha già rialzato i tassi dieci volte dall’inizio della pandemia, arrivando al 4%. Le dichiarazioni sono state rilasciate in un discorso presso la sede centrale della Resolution Foundation.
Mann è un membro notoriamente a favore del rialzo dei tassi di interesse. A dicembre 2022, era stata una voce fuori dal coro chiedendo che i tassi venissero alzati dello 0,75% invece che dello 0,50%. La decisione finale del comitato per la politica monetaria è stata più cauta, passando dal 3% al 3,50%, ma indubbiamente la voce di Catherine Mann rimane una delle più ascoltate presso la banca centrale inglese.
Nell’ultimo anno la sterlina inglese ha perso terreno rispetto alle altre principali valute dei paesi sviluppati, favorendo l’export ma facendo anche dubitare del futuro a breve termine della moneta del Regno Unito.
Mercati più ottimisti della Bank of England
Oltre a condividere la propria opinione, Catherine Mann ha voluto approfondire anche i motivi per cui la banca centrale dovrebbe aumentare ancora i tassi. In primo luogo, vede questa come unica strada per evitare che l’inflazione diventi incorporata a lungo termine nei prezzi e nei salari. La previsione ufficiale della banca centrale inglese, in questo momento, è di un tasso di inflazione del 4% a fine anno.
Nello stesso tempo, la previsione mediana degli analisti è un tasso di inflazione del 2% per dicembre 2023. I mercati finanziari stanno dimostrando più ottimismo rispetto ai responsabili della politica economica, soprattutto per via dei prezzi dell’energia in calo. Il crollo dei prezzi del gas naturale in Europa, unito a una moderazione del prezzo del petrolio, possono contribuire a ridurre la pressione sui prezzi anche al di là dei tassi di interesse.
Il tasso di inflazione misurato a gennaio 2023 è del 8,8% annuo, riducendosi rispetto a dicembre ma continuando a segnare un record che non ha equivalenti in oltre trent’anni. Al momento è ancora difficile riuscire a separare gli effetti dei tassi in rialzo dal semplice calo della quotazione del petrolio e del gas naturale.
Ancora bene i dati macroeconomici
I dati macroeconomici, per il momento, raccontano di un’economia inglese ancora in salute. Il tasso di disoccupazione rimane saldamente inferiore al 5%, nettamente più basso rispetto ai livelli pre-pandemia. Lo stesso vale per la crescita economica, che continua malgrado i dieci rialzi dei tassi di interesse. Di conseguenza, i dati sono coerenti con la decisione di ulteriori aumenti dei tassi di inflazione.
Dall’altra parte, però, nessuno ha dubbi sul fatto che l’aumento dei tassi di interesse freni la crescita. Tanto nel Regno Unito, quanto negli Stati Uniti e in Europa, i dati sull’occupazione e sulla crescita sono rimasti incoraggianti per tutto il 2022 malgrado tutte e tre le banche centrali abbiano adottato una politica economica restrittiva.
Gli economisti stanno iniziando a parlare di effetti ritardati della politica economica, dal momento che con la grande liquidità di denaro entrata in circolazione durante la pandemia la base monetaria è cresciuta a ritmi record. Prima che la stessa base monetaria possa ridursi, è necessario l’effetto del tempo oltre a quello dei tassi.
Nel frattempo i tassi dei gilt, i buoni del Tesoro inglese, rimangono intorno al 3,50% per le obbligazioni in scadenza tra dieci anni. Il tasso è circa tre volte superiore a quello del febbraio dello scorso anno, ma rimane comunque più basso di quello pagato dai bond statunitensi.