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Tagliato a “junk” il rating dei bond Thames Water, il più grande gestore di acqua privato in UK
La più grande società di raccolta, distribuzione e trattamento dell’acqua nel Regno Unito, Thames Water, riceve una doccia gelata da parte delle agenzie di rating: Fitch ha deciso di tagliare il rating delle obbligazioni, che ora cadono nel rating di junk bonds (“obbligazioni spazzatura”). La decisione arriva sulla base di forti preoccupazioni legate alla tenuta economica e finanziaria di Thames Water, che secondo gli analisti rischia il default. I servizi dell’azienda servono 16 milioni di cittadini del Regno Unito, rendendola una questione che ha un impatto forte e immediato sulla vita di tutti i giorni e non una questione di natura prettamente finanziaria. Con debiti per $19 miliardi e forti dubbi legati alla sua possibilità di ripagare i debiti, la strategia da seguire non è chiara.
Bisogna considerare che, in questo momento, la società ha un margine negativo e non sembra in grado di poter ripagare gradualmente i propri debiti con il flusso di cassa prodotto dal proprio business. L’azienda inoltre non ha la liquidità necessaria per finanziare gli investimenti che sarebbero necessari per mantenere ed espandere la sua rete di distribuzione, aggiungendo nuovi problemi a quelli già esistenti: di giorno in giorno, laddove si verificano problemi, diventa sempre più difficile trovare le risorse per risolverli.
Problemi economici e problemi sociali
Attualmente il prezzo che Thames Water pratica nelle bollette non è sufficiente a garantire un ritorno all’azienda per le sue operazioni. L’amministratore delegato ha provato a spiegare agli investitori e alle autorità inglesi che, per poter dare solidità all’azienda, sarebbe necessario alzare le bollette del 40%. Questo significa che per salvare Thames Water sarebbe necessario aggiungere un peso significativo sulle spalle dei cittadini, che arrivano già da due anni di tassi d’inflazione estremamente alti. Considerando anche che attualmente il Regno Unito si trova in recessione tecnica, non è facile pensare a come si potrebbe giustificare politicamente una decisione del genere.
La società potrebbe essere nazionalizzata. Questa è una possibilità emersa nel corso degli ultimi giorni, che potrebbe aiutare a limitare i problemi nel breve termine. In ogni caso, per i cittadini non cambia: pagare bollette più alte, oppure pagare il salvataggio dell’azienda che avverrebbe comunque con i soldi dei contribuenti. I problemi di Thames Water non sono una novità, ma hanno radici profonde: dopo essere stata quotata in Borsa e poi acquisita da RWE, la società è passata nelle mani del fondo d’investimenti australiano Macquaire. Dal 2006 al 2017, mentre è stata sotto questa proprietà, l’azienda ha triplicato i suoi debiti e al tempo stesso ha pagato 2,7 miliardi di sterline in dividendi agli azionisti. Ne è uscita in una condizione difficile da recuperare, e la resa dei conti sta capitando adesso.
Cruciale il ruolo degli investitori cinesi
Il downgrade di Fitch, che probabilmente sarà seguito da quello delle altre grandi agenzie di rating, arriva sulla base di forti dubbi legati alla capacità di ripagare gli obbligazionisti. Quasi sicuramente sarà necessario un accordo per dilazionare o tagliare i pagamenti: Thames Water ha già arruolato Citi come società di consulenza, in modo da poter fare un piano di ristrutturazione da proporre agli investitori.
Attualmente la gran parte delle obbligazioni di Thames Water sono nelle mani di investitori cinesi, ai quali andrà il verdetto finale: decidere di rinegoziare il debito con l’azienda, oppure chiedere la messa in liquidazione. Il primo appuntamento è quello con il pagamento di un prestito da 190 milioni di sterline che dovrebbe essere effettuato questo mese: due dei debitori sono ING e AIB, che probabilmente decideranno di accettare un accordo; rimane il dubbio sugli altri due grandi debitori, due banche controllate dal governo cinese.