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Tecnologia green, la Cina vuole esportarla in Africa

La Cina è alla ricerca di nuovi sbocchi dove distribuire la propria tecnologia green, prima che i dazi in Europa e negli Stati Uniti ne limitino la distribuzione.

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La Cina cerca nuovi mercati dove far approdare i propri veicoli elettrici, i pannelli solari e la propria tecnologia green. Pechino, infatti, ha intenzione di sfruttare gli incontri previsti per Forum sulla Cooperazione Cina-Africa (FOCAC), in cartello dal 4 al 6 settembre 2024 nella capitale cinese, per spingere la presenza dei propri prodotti, prima che le restrizioni occidentali entrino in vigore. Per agevolare l’ingresso di veicoli elettrici, pannelli solari e tecnologia green promette prestiti ed investimenti.

I leader africani, al di là delle speranze di Pechino, potrebbero non essere un’esca facile. È sicuramente una delle prime domande che porranno e se la Cina abbia intenzione di rispettare una promessa effettuata nel corso di un precedente summit (era il 2021), quando in ballo c’erano le trattative relative all’acquisto di beni per 300 miliardi di dollari. Tra le garanzie che cercheranno i paesi africani ci sono anche quelli relativi ai progressi infrastrutturali.

Tecnologia green, la Cina ha necessità di sbarcare in Africa

Secondo Eric Olander, co-fondatore del China-Global South Project, sicuramente le maggiori possibilità di avviare delle partnership le avranno quanti hanno studiato attentamente i cambiamenti in Cina ed hanno allineato le proprie proposte alle nuove priorità di Pechino.

Il più grande finanziatore, investitore e partner commerciale bilaterale dell’Africa sta abbandonando il finanziamento di progetti di grande portata in un continente ancora oggi ricco di risorse, preferendo, invece, vendergli le tecnologie green in cui le aziende cinesi hanno investito massicciamente.

A pesare sulle scelte della Cina, ad ogni modo, ci sono le restrizioni occidentali sulle esportazioni. Pechino ha una priorità molto importante: trovare acquirenti per i suoi veicoli elettrici e per i pannelli solari, settori nei quali sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno sottolineato come ci sia una certa sovracapacità. Ma soprattutto Pechino ha intenzione di porre le basi per iniziare a produrre all’estero per i mercati emergenti.

La Cina ha iniziato a modificare le condizioni dei prestiti all’Africa. Sono stati stanziati ulteriori fondi per finanziare i parchi solari, gli impianti per i veicoli elettrici e le strutture Wi-Fi 5G. Sono stati ridotti, invece, gli stanziamenti per le ferrovie, i porti e i ponti.

I dati del Global Development Policy Centre della Boston University hanno messo in evidenza che, l’anno scorso, la Cina ha offerto 13 prestiti per un valore complessivo pari a 4,2 miliardi di dollari a otto stati africani e due banche regionali, di cui circa 500 milioni di dollari destinati a progetti idroelettrici e solari.

Quando giovedì il presidente Xi Jinping inaugurerà il nono Forum sul vertice di cooperazione Cina-Africa, si prevede che proporrà ai leader di Gambia, Kenya, Nigeria, Sudafrica e Zimbabwe di promuovere lo sviluppo del fiorente settore dell’energia verde in Cina.

La Cina ha bisogno delle materie prime africane

La Cina ha intenzione promuovere il commercio e l’accesso a minerali come rame, cobalto e litio in paesi come Botswana, Namibia e Zimbabwe.

Allo stesso tempo, però, potrebbe muoversi con cautela per quanto riguarda gli impegni per ristrutturare il debito in economie come quelle del Ciad, dell’Etiopia, del Ghana e dello Zambia, dopo il vertice del 2021.

Lina Benabdallah, del Centro per gli studi africani dell’Università di Harvard, ritiene che molto probabilmente vedremo una Cina più prudente quando si parla di finanziare mega-progetti. Pechino, infatti, starebbe spingendo per il trasferimento di tecnologia green.

Yvette Babb, portfolio manager presso la società di gestione patrimoniale William Blair, ammette di essere curiosa e di voler capire quanti nuovi impegni finanziari potrebbero derivare dalle nuove iniziative della Cina. Ma soprattutto è curiosa di sapere come verrà gestito il debito esistente nei confronti dei paesi africani.

Ma l’entusiasmo della Cina nel concedere prestiti potrebbe essere frenato da preoccupazioni per la sicurezza, come lo scontro tra Niger e Benin in cui sono morti sei soldati nigeriani a guardia di un oleodotto sostenuto da PetroChina, o le proteste mortali in Kenya per l’aumento delle tasse.

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