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Total lascia mega-progetto di gas commissionato dalla Russia
Dopo due anni di esitazioni e dialoghi, il colosso francese TotalEnergies ha deciso di mettere fine all’enorme progetto per la produzione di gas naturale nel circolo polare artico commissionato dalla società russa Novatek. La società ha dichiarato di non poter completare l’opera per cause di forza maggiore, in accordo con le sanzioni internazionali che le nazioni del G7 hanno imposto sul Cremlino. Ma questa notizia sembra in aperto contrasto con le novità emerse ieri, quando invece fonti vicine al progetto avevano dichiarato che il primo carico di gas naturale liquefatto sarebbe salpato già alla fine di gennaio. Questo aveva causato una forte reazione da parte delle istituzioni, soprattutto americane, visti gli sforzi occidentali per cercare di arginare l’export di combustibili fossili dalla Russia.
Arctic LNG 2, questo il nome dell’impianto, è uno dei progetti più ambiziosi per la produzione di gas naturale al mondo. E non è soltanto importante dal punto di vista economico: la Russia ha già reso pubblica da tempo la sua intenzione di aumentare la presenza nazionale nell’Artico, dove negli ultimi anni sono nate sia nuove basi militari che nuovi progetti a scopo economico. Il fatto che TotalEnergies abbia deciso di dichiarare forza maggiore proprio mentre il progetto stava per prendere avvio lascia in dubbio quale sia il vero stato dell’impianto. In particolare, non è chiaro se Novatek abbia le infrastrutture per poter avviare la produzione e con che volumi rispetto a quelli programmati.
Un progetto che sfida i limiti umani
La penisola di Gydan, nell’estremo nord della Siberia, è uno dei luoghi più inospitali per la vita umana: solo oggi, un giorno qualsiasi dell’inverno siberiano, si sono raggiunte temperature di -42 °C. Al tempo stesso è una delle aree più ricche di gas naturale al mondo, ed è un crocevia di accesso verso le altre aree del circolo polare artico su cui Mosca ha messo gli occhi da tempo. Per questo è stato commissionato un progetto per la produzione di gas naturale liquefatto con una capacità di oltre 19.8 milioni di tonnellate all’anno, pieno di elementi di innovazione che dovrebbero segnare un nuovo passo verso la conquista economica dell’estremo nord del Pianeta.
L’impianto di produzione occupa 114.500 metri quadrati ed è stato realizzato con un investimento da oltre 21 miliardi di dollari. Per collegare lo stabilimento con l’hub commerciale marittimo sono stati realizzati tre treni a levitazione magnetica, in grado di evitare i problemi che i classici binari avrebbero causato a un normale impianto ferroviario. Navi speciali da 81.000 tonnellate per il carico del gas naturale sono state realizzate dai cantieri Zvezda in Russia, per trasportare i preziosi carichi estratti dagli oltre 200 pozzi di trivellazione presenti intorno all’impianto. Un progetto enorme, con un significato tecnologico e politico quantomeno pari a quello economico.
Cosa significa l’addio di Total?
TotalEnergies aveva una quota del 10% nel capitale del progetto, fin dalla sua concezione nel 2018. La società francese, però, non era un semplice socio di capitali: era un partner molto importante dal punto di vista tecnologico, avendo portato sul campo varie delle innovazioni necessarie per realizzare Arctic LNG 2. Stando agli ultimi aggiornamenti, l’impianto sarebbe già in grado di produrre una quantità limitata di gas e di esportarlo verso i mercati esteri.
Ciò che rimane da scoprire è se l’addio del colosso francese sia indifferente ai fini di procedere con il progetto, se ne ritarderà il pieno completamento o se possa addirittura comprometterlo del tutto. Per il momento le controparti russe non hanno ancora commentato sul tema, ma seguiranno senza dubbio degli aggiornamenti ufficiali nei prossimi giorni. Nel frattempo si è aperto il World Economic Forum di quest’anno, dove l’energia e le tensioni internazionali sono già diventate protagoniste nei primi due giorni: è probabile che da Davos possano emergere novità sulla decisione di TotalEnergies.