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Toyota vola in Brasile per il futuro delle auto a idrogeno

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Un veicolo con 600 chilometri di autonomia, che si ricarica in una manciata di secondi, a costi bassi, e che dal tubo di scappamento emette esclusivamente vapore acqueo: questo è il sogno della Toyota Mirai, chiamata così perché il termine significa “futuro” in Giapponese. E si tratta indubbiamente di un progetto futuristico, anche considerato il modo in cui Toyota intende alimentare il suo nuovo veicolo. Secondo quanto riportato dalla società, il team di ingegneri giapponesi in questi giorni è volato a Sao Paulo per sperimentare una nuova tecnologia in grado di rilanciare completamente la battaglia tra motori elettrici e motori a idrogeno. L’Università di Sao Paulo e Toyota ritengono che, già a metà 2024, questa partnership possa dare vita ai primi prototipi funzionanti e operabili su strada.

L’obiettivo è essenzialmente quello di creare un veicolo alimentato a etanolo, una delle forme più economiche e facilmente reperibili di combustibile rinnovabile ottenuto dalle biomasse. All’interno del motore sarebbe installato un dispositivo in grado di separare la molecola di etanolo negli elementi che la compongono, cioè idrogeno e carbonio. L’idrogeno verrebbe utilizzato per alimentare la cella a combustibile all’interno del veicolo, producendo elettricità che aziona il motore elettrico. L’unico scarto di questo intero processo sarebbe semplice vapore acqueo, liberato nell’atmosfera dal momento che non rappresenta un’emissione inquinante.

L’idrogeno potrebbe non aver perso la sua guerra con le batterie al litio, quantomeno secondo Toyota

Toyota pronta a rilanciare sui motori a idrogeno

Toyota ha già annunciato di avere pronto per il 2024 un progetto molto ambizioso legato alle auto elettriche, cioè quello di lanciare sul mercato i primi veicoli totalmente alimentati da batterie allo stato solido. Si tratta di batterie più performanti, leggere, compatte e con una capacità nettamente maggiore rispetto alle classiche batterie agli ioni di litio che vengono utilizzate attualmente. Ma al tempo stesso, il colosso giapponese non lascia da parte l’idrogeno: da qui nasce la nuova collaborazione con l’Università di Sao Paulo (USP).

Già a marzo, l’Università aveva annunciato l’esito favorevole di un esperimento in cui si cercava di ottenere idrogeno verde -cioè non inquinante e ottenuto da fonti rinnovabili- a partire dall’etanolo. Considerando che la gigantesca nazione sudamericana è molto ricca di biomasse e vanta un settore molto sviluppato della produzione di etanolo, si ritiene che ci siano tutti i presupposti per permettere a questa tecnologia di arrivare su larga scala. Mancava solo un partner industriale disposto a finanziare l’R&D e la transizione di questo esperimento in un’azienda, cosa che ora è arrivata con l’intervento di Toyota.

Ogni molecola di etanolo è composta da un atomo di carbonio e quattro atomi di idrogeno

La grande scommessa del Brasile sull’idrogeno verde

Il Brasile è uno dei più grandi produttori di etanolo al mondo, al punto che Airbus ha apertamente dichiarato di aspettarsi che il futuro dei combustibili sostenibili per l’aviazione provenga proprio da qui. Al tempo stesso non è un grande produttore di energia rinnovabile, per cui la produzione di idrogeno verde attraverso il classico metodo dell’elettrolisi non sarebbe competitivo sul mercato nazionale né internazionale. La possibilità di iniziare a produrre idrogeno a impatto zero a partire esclusivamente dall’etanolo trasforma completamente il panorama dell’idrogeno verde nel mondo, con il Brasile che in pochi anni potrebbe arrivare a diventare un leader internazionale nel settore.

La domanda è quanto costerà estrarre idrogeno dall’etanolo. L’adozione dell’idrogeno verde come forma di energia sostenibile è fortemente dipendente dal prezzo a cui si riesce a produrre questo gas, ma indubbiamente produrlo con l’etanolo offre già un importante vantaggio competitivo: l’etanolo richiede molti meno investimenti in infrastrutture complesse per lo stoccaggio e la pressurizzazione dell’idrogeno, uno degli elementi che contribuisce di più a gonfiare il prezzo di questo combustibile sostenibile. Sarà solo questione di tempo prima di scoprire se questa novità possa competere con l’elettrolisi.

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