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Trading sul rame, ING querela la più grande banca cinese

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La più grande banca cinese, la Industrial and Commercial Bank of China (ICBC), è stata citata in giudizio dall’istituto di credito olandese ING Group per le perdite subite in una serie di transazioni sul rame, secondo quanto riportato domenica 23 aprile dal Financial Times dopo aver visionato un documento del tribunale di Hong Kong.

La banca con sede ad Amsterdam chiede 170 milioni di dollari di danni alla ICBC, in quanto sostiene che abbia violato i termini contrattuali rilasciando i documenti di esportazione per le transazioni di rame senza aver riscosso il pagamento.

Il caso mette in evidenza i rischi di servire un mondo afflitto da scandali nel settore delle materie prime.

L’olandese ING cita in giudizio la più grande banca cinese, ICBC, per le perdite nel trading di rame

L’ennesimo colpo al settore del commercio dei metalli

La mossa della ICBC avrebbe comportato la contabilizzazione da parte di ING di perdite sui metalli venduti al più grande commerciante di rame cinese, Maike Metals International, da Triway International, una società con sede a Hong Kong interamente controllata da Maike.

Questi, infatti, aveva fatto affari con ICBC e Triway con ING, ma quest’ultimo commerciante non aveva ricevuto il pagamento, mentre ING aveva finanziato le sue transazioni, secondo una fonte vicina al finanziatore olandese.

La presunta violazione del contratto da parte di ICBC è avvenuta poco prima che Maike dichiarasse una crisi di liquidità lo scorso settembre, quando ha affermato che avrebbe dovuto vendere attività e partecipazioni azionarie per questo motivo.

Il commerciante di materie prime, che gestiva un quarto delle importazioni di rame raffinato del Paese ma che ora è in fase di ristrutturazione, si è trovato in difficoltà dopo aver ottenuto finanziamenti a breve termine, utilizzando le sue scorte di rame come garanzia, per investire nel mercato immobiliare cinese. Tali investimenti, inoltre, si sono rivelati negativi a causa delle rigide politiche “zero Covid” e dell’inasprimento delle politiche di Pechino sul settore.

I problemi finanziari di Maike, poi, si sono aggiunti alle preoccupazioni per il settore del commercio dei metalli, già scosso da una serie di frodi. Solo il mese scorso, per esempio, JPMorgan Chase, la nota banca d’affari americana, ha scoperto di essere proprietaria di contratti nickel, del valore di circa 1,3 milioni di dollari, della London Metal Exchange (LME), che si sono rivelati essere supportati da sacchi di pietre anziché di metallo.

L’azione legale mette a rischio la reputazione della più grande banca statale cinese per patrimonio e la China Banking and Insurance Regulatory Commission (CBIRC), il principale organo di vigilanza bancaria del Paese, ha chiesto a ING informazioni sul caso, secondo quanto riferito da una persona che ha familiarità con la questione.

Il caso si aggiunge alle preoccupazioni per il settore del commercio dei metalli, già scosso da una serie di frodi

I commercianti e i banchieri occidentali ritengono che l’esito del processo contribuirà a determinare i livelli di fiducia sul proseguimento del finanziamento delle materie prime in Cina. Gli istituti finanziari occidentali, infatti, dopo aver subito perdite ed essersi esposte a frodi, si sono gradualmente ritirati da un tipo di prestito in cui un tempo dominavano nella Cina continentale.

Colin Hamilton, il direttore amministrativo della ricerca sulle materie prime presso BMO Capital Markets, la filiale di investment banking della Canadian Bank of Montreal, ha affermato che le preoccupazioni delle banche negli ultimi anni sono state in qualche modo mitigate dalla fiducia nel sistema di arbitrato fornito dai tribunali.

Questo caso, ha aggiunto, potrebbe far salire le preoccupazioni sulla governance ad un livello superiore. Si potrebbe persino vedere una forma di “premio di governance” applicato dalle banche ai finanziamenti di scambio con la Cina per coprire i costi legali e assicurativi, ha concluso.

L’Alta Corte di Hong Kong ha tenuto un’udienza sul caso il 12 aprile.

ING e Maike Metals International hanno rifiutato di commentare il caso, così come gli studi legali Reed Smith e King & Wood Mallesons, che rappresentano rispettivamente ING e ICBC. La ICBC e la CBIRC non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento.

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