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Ucraina, si valutano bond garantiti su riparazioni di guerra

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La guerra in Ucraina continua e non accenna a fermarsi, con il fronte che fa pochi movimenti da ambe le parti ma i combattimenti che rimangono molto intensi giorno dopo giorno. Per Kiev, il problema più grande in questo momento sono le fonti di finanziamento. La scorsa settimana il Regno Unito ha approvato un nuovo pacchetto di supporto alla nazione est-europea, ma altrove ci sono dei problemi difficili da superare: Biden continua a non riuscire a convincere il Parlamento ad approvare il pacchetto di aiuti da $61 miliardi, mentre l’Ungheria sta bloccando l’approvazione di una misura d’incentivo da €50 miliardi a livello europeo.

Una soluzione potrebbe essere dare al governo ucraino i 300 miliardi di dollari di riserve della banca centrale russa che l’Occidente ha congelato all’inizio della guerra. Un’idea che sta comunque incontrando forti ostilità: non soltanto ci sono dubbi sulla legalità di questa opzione, ma le forze politiche si interrogano sulle possibili conseguenze. Dopo che la Russia ha bloccato con la sua marina militare l’export di cereali ucraini, terminando l’accordo stretto in precedenza con le Nazioni Unite, Kiev non può nemmeno più contare su questa fonte di valuta estera. Così sta emergendo una nuova possibilità: quella di permettere a Kiev di emettere dei bond con sottostante le riparazioni di guerra da rivendicare contro la Russia.

L’ipotesi sarà discussa nelle prossime settimane

Come funzionerebbero i nuovi bond

Secondo il diritto internazionale stabilito nel 1990 dalle Nazioni Unite, una nazione deve all’altra il pagamento dei danni di guerra causati da un attacco ingiustificato e condannato dai membri dell’ONU. Di conseguenza l’Ucraina avrebbe il diritto di chiedere il risarcimento dei danni di guerra della Russia, ma ovviamente è molto improbabile che il Cremlino decida di pagare di propria spontanea volontà. Ecco quindi l’idea che Washington e Bruxelles stanno maturando: emettere dei bond garantiti sui danni di guerra, che sarebbero poi eventualmente ripagati utilizzando le riserve confiscate alla Russia all’inizio del 2022. In questo modo, almeno formalmente, non si starebbero sottraendo in modo arbitrario dei fondi russi ma si starebbe agendo secondo un principio legittimato dal diritto internazionale.

Le riserve russe stanno anche maturando interessi, per cui riuscirebbero a coprire sia la parte di capitale che le cedole da riconoscere su questi nuovi bond. Prima, però, sarebbe necessario andare a conteggiare esattamente i danni economici provocati dall’invasione russa in modo da stabilire l’importo delle riparazioni a cui l’Ucraina avrebbe diritto. Una via che sembra lunga nei tempi, ma che potrebbe sbloccare la situazione in aiuto di una Kiev sempre più isolata a livello finanziario. Senza supporto costante dagli alleati Occidentali, la nazione non avrà le risorse necessarie per contenere l’avanzata dell’esercito russo per il resto dell’anno.

Per Kiev non sarebbe difficile dimostrare di aver subito danni ingenti

Difficile l’attuazione pratica

La principale problematica che sta frenando questa nuova ipotesi è l’attuazione pratica delle meccaniche previste. Si tratterebbe di un investimento estremamente rischioso, per cui gli investitori pretenderebbero un premio per il rischio estremamente più alto rispetto a qualsiasi normale emissione di bond governativi. Di conseguenza, a Kiev andrebbero molto meno dei 300 miliardi di dollari previsti. Per rendere questa soluzione conveniente dal punto di vista economico sarebbe necessario che i paesi NATO, in prima fila dall’inizio della guerra negli aiuti all’Ucraina, decidessero di acquistare una parte preponderante delle nuove obbligazioni. Questo riporterebbe comunque al problema originario: il fatto che non c’è più una disposizione comune, tanto in Europa quanto negli USA, a sostenere i costi di questa guerra. Si ritorna dunque a un nodo politico, che sembra sempre più difficile da sciogliere.

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