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UE approva legge su edifici più sostenibili, ma l’Italia vota contro

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Il Parlamento Europeo stamattina ha approvato una nuova legge che prevede nuovi standard per costruire le infrastrutture pubbliche -in ottica di applicarle anche alle costruzioni private-. Si tratta di una mossa volta ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici, in modo da ridurre le emissioni di CO2 ma anche la dipendenza dalle importazioni di gas. Il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici rappresenta il 40% del consumo energetico europeo: fare in modo che conservino meglio il calore in inverno e il fresco in estate significa ridurre significativamente la necessità di energia, soprattutto del gas utilizzato nelle caldaie di oggi. Il nuovo provvedimento è stato approvato con 370 voti a favore dal Parlamento Europeo, ma tutt’altro che all’unanimità: il governo italiano è stato tra i principali oppositori di questa riforma.

Secondo Ciaran Cuffe, europarlamentare dei Verdi che ha assunto il ruolo di principale negoziatore per passare questa nuova legge, gli effetti saranno visibili soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione. Gli oppositori sostengono che i nuovi criteri causino dei costi eccessivi in fase di costruzione, superiori ai benefici che si ottengono poi dal risparmio energetico della struttura. Ma Cuffe risponde che c’è “tantissimo denaro europeo” con cui finanziare le ristrutturazioni in ottica green. Una misura simile è stata presa anche negli Stati Uniti, ma solo per quanto riguarda gli edifici pubblici.

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Cosa prevedono le nuove normative sugli edifici

Tanto per cominciare, tutti i nuovi edifici pubblici -come scuole e ospedali- dovranno essere costruiti secondo i nuovi standard europei per l’efficienza energetica. Per quanto riguarda le infrastrutture private, invece, adottare questi nuovi standard non sarà obbligatorio almeno in questa prima fase. Dal 2030, poi, tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni e tutti i nuovi edifici pubblici dovranno esserlo già dal 2028. Entro il 2040, tutte le caldaie dovranno essere alimentate da energia rinnovabile e non da combustibili fossili; l’UE si è già impegnata a stanziare delle risorse per finanziare questa transizione a partire dal 2025.

Per quanto riguarda le abitazioni private, agli Stati Membri è chiesto di ridurre il consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e del 20% entro il 2035. Non è chiaro se tutti i fondi necessari proverranno direttamente dall’UE o se i singoli Stati dovranno contribuire del tutto o in parte. Inoltre ogni paese membro dovrà ristrutturare il 16% degli edifici pubblici con il peggior profilo di efficienza energetica entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Tutte le nuove abitazioni private, inoltre, dovranno essere dotate di sistemi per la raccolta di energia solare entro il 2030; questa legge si applicherà anche agli edifici pubblici, ma soltanto nel caso in cui il tipo di progetto, la dimensione e l’ubicazione la rendano una scelta economicamente sensata.

Per l’industria dei pannelli solari, la riforma può essere un fattore trainante di crescita

Il governo italiano disapprova la proposta

I partiti di maggioranza italiani hanno criticato fortemente la proposta europea. Già oltre un anno fa, quando si è avanzata la proposta per la prima volta, Silvio Berlusconi si era detto contrario; Fratelli D’Italia e la Lega hanno poi maturato la stessa opinione. L’Italia è un paese dove l’efficienza energetica media degli edifici è nettamente inferiore rispetto a quella di paesi come Austria, Francia e Germania. Per questo motivo, il costo di sottostare a questa nuova normativa europea è altissimo: si parla addirittura di €400 miliardi secondo l’associazione dei costruttori ANCE. Altri 190 miliardi dovrebbero provenire dal settore privato, una quantità di risorse assolutamente impensabile per un’economia delle nostre dimensioni che si ritrova già in difficoltà a mantenere un rapporto deficit-PIL stabile. Durante la votazione della proposta, il deputato della Lega Angelo Ciocca ha suonato un fischietto in segna di protesta ed è poi stato allontanato dallo staff di sicurezza del Parlamento Europeo.

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