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UE finanzierà con €3 mld transizione energetica in Macedonia

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La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) è pronta a guidare una cordata di investitori per un maxi-finanziamento alla Macedonia del Nord. L’obiettivo è, con un solo progetto, cancellare la dipendenza macedone dal carbone e trasformare il mix energetico nazionale per includere una grande quantità di fonti rinnovabili. Si tratta di un piano d’investimento da 3 miliardi di euro, con un orizzonte di quasi dieci anni, che arriva proprio in concomitanza ai dialoghi con la Macedonia per una possibile entrata nell’Unione Europea nel futuro prossimo.

La Macedonia dipende ancora moltissimo dai combustibili fossili nel suo settore energetico. Attualmente, il 40% dell’energia è ottenuta da due grandi centrali a carbone. Al tempo stesso si tratta di una delle nazioni più piccole e più povere dell’Europa continentale, dove spesso mancano le fonti di finanziamento per offrire servizi di base ai cittadini. Il governo non ha le risorse per finanziare la transizione climatica, ma il piano d’intervento europeo mira a risolvere questo problema. L’obiettivo della EBRD sarebbe quello di trovare un accordo definitivo nei prossimi giorni e annunciare l’accordo al prossimo COP 28.

Un maxi-investimento sulle rinnovabili

Il progetto è stato chiamato Just Energy Transition Program (JET-P) ed è considerato essenziale per la serietà della candidatura macedone all’entrata nell’Unione Europea. Skopje è considerata la capitale europea più inquinata in assoluto, anche per via della prossimità con una delle due grandi centrali a carbone. Si tratta di una centrale alimentata a lignite, il tipo di carbone più inquinante in assoluto. Questo genera livelli di particolato estremamente alti nell’aria respirata dai circa 2 milioni di abitanti della Macedonia del Nord.

L’obiettivo sarebbe quello di rimpiazzare completamente la capacità generata dal carbone con 1.7 GW di potenza derivante da progetti eolici e fotovoltaici. L’Europa fornirà le fonti di finanziamento necessarie, alle quali comunque dovrà fare seguito un rimborso graduale nel tempo da parte del governo macedone. Quello che rimane da discutere è dove verranno realizzati i nuovi progetti, come saranno distribuiti e soprattutto come verranno gestiti gli appalti. Considerando che la Macedonia non ha un settore sviluppato dell’energia rinnovabile, si prevede un conflitto interno tra le società europee interessate a occuparsi della realizzazione del progetto.

Un modello per gli investimenti in nazioni emergenti

Quello che l’EBRD sta cercando di provare è un modello, non solo un progetto. Un modo per ottenere tre risultati allo stesso tempo: aiutare una nazione a decarbonizzare la propria economia, stimolare la crescita di un paese emergente e promuovere progetti la cui realizzazione possa essere assegnata a imprese europee. In un momento in cui l’Unione Europea sta cominciando a prendere serie misure per combattere il dominio cinese nelle forniture di pannelli fotovoltaici e pale eoliche in Europa, il settore è pronto a ripartire a livello industriale. Servono grandi contratti che possano sostenere lo sforzo delle imprese, e casi come quello della Macedonia offrono un ottimo spunto.

Al tempo stesso, lo storico non è favorevole. Grandi progetti internazionali di questo genere sono già avvenuti in altri paesi: Sud Africa, Vietnam e Indonesia sono alcuni esempi di nazioni dove sono state investite cifre anche più alte di quelle dirette ora verso la Macedonia del Nord. Al tempo stesso, i risultati sono stati minimi: a volte i fondi sono arrivati in ritardo, altre volte ci sono stati problemi negli appalti, in altri casi ancora sono emersi degli scandali di corruzione legati alla gestione delle aste. Indubbiamente il progetto JET-P è promettente sulla carta, ma rimangono dei dubbi riguardo all’attuazione e all’impatto del piano.

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