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UE, nuovo piano per aiutare l’industria eolica in difficoltà

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La Commissione Europea ha annunciato un nuovo piano per aiutare la zoppicante industria eolica del blocco, che vede sempre più concorrenza da parte dei produttori cinesi e sempre più difficoltà economiche tra tassi d’interesse e inflazione. Una situazione che ha già visto i Paesi Bassi mettere in dubbio i loro piani sui campi eolici al largo delle loro coste, e i produttori di pale eoliche dei paesi del Nord Europa -che un tempo dominavano il mercato- chiudere i bilanci con numeri sempre meno incoraggianti. Ora sembra che i 27 Paesi Membri abbiano trovato un accordo per cambiare radicalmente i piani sull’eolico in Europa, aumentando la produzione e al tempo stesso favorendo i produttori locali a discapito di quelli internazionali.

L’Unione Europa ha l’obiettivo di produrre oltre 500 GW di energia eolica entro il 2030, cosa che dovrebbe aiutare molto a raggiungere il target del 42,50% di rinnovabili entro la fine del decennio. Non è soltanto una questione di sostenibilità climatica, ma anche di rimpiazzare sempre di più le centrali a gas naturale per riprendere in mano l’indipendenza energetica che il blocco ha perso oltre cinquant’anni fa. Ma la realtà è che la capacità installata attualmente è molto distante dagli obiettivi: alla fine del 2022, l’UE produceva appena 204 GW di energia eolica.

Spallata ai produttori cinesi e meno burocrazia

La Commissione Europea ha dichiarato che, da ora in poi, ci saranno dei severi controlli per assicurare una equa competizione tra le società che si candidano alle gare d’appalto per l’energia. In particolare si controllerà che le società extra-UE non stiano ricevendo dei sussidi da parte dei governi locali, che le aiutino scorrettamente a mantenere dei prezzi di produzione più bassi. La Commissione non si è spinta così in là da fare direttamente il nome della Cina, ma meno di un mese fa è stata aperta un’inchiesta formale sui sussidi che le imprese cinesi ottengono dal governo per la produzione di batterie al litio. Va ricordato che l’UE importa oltre il 90% dai pannelli fotovoltaici installati ogni anno dalla Cina, e che la situazione è molto simile anche per quanto riguarda l’energia eolica.

Oltre a garantire un sistema competitivo più trasparente, l’Unione Europea si assicurerà anche di ridurre la burocrazia necessaria per la gestione degli appalti e di dare delle linee guida uguali a tutti i Paesi Membri. In questo modo si punta a facilitare l’approvazione di nuovi progetti e a procedere più velocemente nell’installazione di nuova capacità eolica sia onshore che offshore. L’obiettivo è arrivare a installare 37 GW di potenza all’anno, contro i 16 GW che sono stati installati nel 2022.

Sono soprattutto i paesi affacciati sul Mare del Nord che possono beneficiare dell’eolico, mentre il Sud Europa punta di più sul fotovoltaico

I produttori locali applaudono la novità

Giles Dickson, CEO di WindEurope, ha definito un “game changer” questo nuovo piano europeo. Si aspetta che con queste novità ci saranno più finanziamenti, più aste e una posizione competitiva più solida per i produttori europei. Questo dovrebbe aiutare l’industria a riprendersi e potenzialmente ad arrivare a tornare a essere competitiva anche su scala globale: non un obiettivo fuori portata, considerando che fino a dieci anni fa i produttori di pale eoliche europei erano considerati i più avanzati e affidabili in assoluto. Imprese come Siemens e Orsted hanno scritto la storia dell’energia rinnovabile in Europa, prima di subire una fortissima pressione competitiva da parte delle aziende cinesi.

Proprio parlando di Orsted, un portavoce dell’azienda danese ha affermato che l’energia eolica è una “storia di successo europea” e che la trasformazione green -aiutata dai nuovi regolamenti- aiuterà i paesi UE a riprendere in mano la propria indipendenza energetica. Bisognerà ora attendere l’eventuale risposta di Pechino, che potrebbe minacciare dazi o altri interventi economici in risposta alle nuove decisioni europee.

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