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UE, rivoluzione nel mercato dell’energia: ora Bruxelles punta sul nucleare per dire addio al gas

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Oggi è stata una giornata molto importante per il mercato europeo dell’energia, che potrebbe plasmare anche il mercato del gas naturale e dell’uranio nel corso dei prossimi anni. In un cambio di direzione rispetto a quanto Bruxelles predicava fino a pochi anni fa, oggi si è deciso di puntare sull’energia nucleare per combattere il problema della transizione energetica. Questa notizia arriva proprio insieme alle dichiarazioni di Engie e Iberdrola, le due società più importanti per la produzione di energia elettrica rispettivamente in Francia e in Spagna, che hanno abbassato le loro aspettative in merito alla produzione europea di idrogeno verde. Con il problema di sostituire il gas russo che continua a premere sulle nazioni europee, oggi si è avuta un’apertura molto importante sul nucleare.

Un pool di capi di Stato ed esperti del mercato dell’energia, riunitosi a Bruxelles, ha dichiarato di voler puntare sull’energia nucleare nel corso dei prossimi anni. Il gruppo pro-nucleare è stato guidato da Francia, Austria e Germania, tre paesi europei che già oggi sono estremamente competitivi sulla produzione di energia nucleare. In Germania, tra l’altro, si produce la quasi totalità delle centrifughe nucleari installate nel mondo; puntare su questa forma di energia non sarebbe soltanto un modo per favorire la transizione energetica, ma anche per aumentare la quota di prodotti europei che contribuiscono a formare il nostro mix di produzione energetica.

Il processo di produzione dell’energia nucleare non libera CO2 nell’atmosfera

Rimane una forte divisione interna all’UE

Dopo l’incidente di Fukushima del 2011, le opinioni sull’energia nucleare sono cambiate in maniera importante. La stessa Germania aveva avviato un iter per mandare in pensione i suoi reattori, decisione che poi è stata completamente ribaltata dopo l’invasione dell’Ucraina. In Italia si è rafforzato il fronte di chi non vuole questo tipo di energia, esattamente come in Spagna, mentre le potenze al centro del continente continuano a produrre -e in alcuni casi ad aumentare- l’energia prodotta dalla fissione degli atomi di uranio. Per il momento rimane impossibile trovare un’intesa collettiva europea, ma il fatto che le economie più grandi si stiano muovendo in questa direzione potrebbe aiutare l’immagine del nucleare anche nei paesi più periferici.

I paesi pro-nucleare hanno firmato una lettera d’intenti per aumentare gli investimenti in questa direzione e ora chiedono alla European Investment Bank (EIB) di inserire le centrali nucleari all’interno dei progetti che potranno essere finanziati con i fondi europei per la sostenibilità. Questo è un punto molto importante, perché la sfida più grande per la crescita del nucleare in Europa sono gli investimenti: ogni progetto costa oltre €1 miliardo e i governi non vogliono pagare di tasca propria delle centrali che ritengono allineate con gli obiettivi sulla decarbonizzazione in Europa. Allo stesso modo, i paesi anti-nucleare come il nostro non vogliono vedere i fondi europei andare verso una forma di energia a cui non vogliono affidarsi.

L’Unione Europea ospita attualmente 167 reattori nucleari

USA e Cina non sono da meno

Pochi giorni fa una situazione molto simile si è presentata in Cina, con un pool di politici ed esperti che hanno suggerito al Partito Comunista Cinese di investire sull’energia nucleare per velocizzare la transizione energetica e per aumentare l’indipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Anche negli Stati Uniti si continua molto a lavorare sul nucleare, con il Congresso che ha da poco approvato un piano da $2,7 miliardi per aumentare il numero di reattori attivi ed estendere la vita utile di quelli già in funzione. Negli USA si punta soprattutto su una nuova forma di uranio chiamata HALEU, che ha un contenuto di U-235 fino a 7 volte più alto rispetto a quello utilizzato convenzionalmente nelle centrali e che può avere delle implicazioni importanti anche in campo medico. Oggi l’Europa ha fatto un passo importante per andare nella stessa direzione, ma molto probabilmente il percorso di crescita del nucleare nell’Eurozona verrà ostacolato dalle forti divisioni interne sui finanziamenti e sulla sostenibilità di questa forma di energia.

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