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UE: Russia deve pagare danni climatici all’Ucraina

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Secondo un gruppo di attivisti tra cui Greta Thunberg, e una larga parte dei parlamentari europei, l’Ucraina dovrebbe chiedere alla Russia di pagare i danni climatici causati dall’invasione. Si tratta di una proposta che indubbiamente è anche frutto dello schieramento dell’UE nel conflitto, in un momento in cui a Kiev stanno mancando i finanziamenti dagli Stati Uniti ancora bloccati dai disaccordi tra presidenza e parlamento statunitensi. Da tempo si stanno cercando nuove opportunità per permettere al governo ucraino di ottenere liquidità in altri modi, in particolare guardando agli asset congelati della banca centrale russa custoditi in Europa e negli USA.

Secondo i sostenitori di questa proposta, ci sarebbero diversi punti da valutare per quantificare il risarcimento: i terreni resi pericolosi dalle mine, la CO2 liberata dalle attività del conflitto, le inquinamento delle falde acquifere dovuto ai versamenti di carburanti e altri materiali chimici, e così via. Al momento manca una stima riguardo alla possibile cifra che potrebbe essere richiesta, ma soprattutto manca l’elemento fondamentale: come convincere il Cremlino a pagare questi danni. Si tratta di un concetto totalmente nuovo: fino a questo momento, in nessun conflitto si è mai tenuto conto dei danni climatici all’interno delle riparazioni di guerra. Trattandosi di un caso pionieristico, ognuno sembra avere idee diverse su come quantificare il danno.

Si stima che la guerra abbia causato 150 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’atmosfera tra l’inizio e dicembre 2023

Già al lavoro sulla quantificazione dei danni

Un gruppo di 12 esperti europei ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy venerdì scorso, in modo da discutere su 50 raccomandazioni che il gruppo ha individuato per poter conteggiare il danno climatico. All’interno di questo gruppo si trovano figure come Margot Wallstrom, ex Ministro degli Esteri in Svezia, il membro della Commissione Europea per l’ambiente Virginijus Sinkevicius e il vice presidente del Parlamento Europeo Heidi Hautala. Un gruppo di esponenti di massimo rilievo a Bruxelles, indicando che si tratta di un’iniziativa in cui le istituzioni europee credono molto. Si stanno investigando dai rischi legati alla sicurezza nucleare fino all’inquinamento del suolo.

Un fatto in particolare su cui il gruppo ha concentrato l’attenzione è il crollo della diga di Kakhovka, che ha causato un grande versamento di acqua e materiali tossici su aree precedentemente arabili. La delegazione europea sostiene che il governo ucraino dovrebbe valutare “ogni strada possibile” per ottenere il pagamento delle riparazioni di guerra per i danni climatici, inclusa la possibilità di rivalersi sugli asset russi congelati in Occidente. Il vice-presidente Hautala ritiene che in breve ci sarà un quadro legale che consentirà di agire in questo modo per rivalersi sugli asset russi.

La perdita di terreni coltivabili è uno dei danni climatici ed economici più duri sostenuti dall’Ucraina

Si tocca un tasto molto delicato

Fino a questo momento, gli asset congelati alla banca centrale russa non sono stati toccati e stanno persino continuando a maturare interessi. Per il momento non ci sono le basi legali per sequestrare questi asset senza sacrificare la credibilità del sistema finanziario Occidentale. Ma non c’è nemmeno stato un grande bisogno di farlo, perché Europa e Stati Uniti sono stati molto attivi nel continuare a finanziare lo sforzo bellico ucraino.

Il problema è che in questo momento gli aiuti statunitensi sono totalmente bloccati dalla mancanza di un accordo tra democratici e repubblicani, mentre l’UE ha impiegato quasi due mesi per superare il veto ungherese sugli aiuti europei. Le finanze ucraine ora sono messe alle strette, per cui si cercano appigli che permettano di utilizzare direttamente gli asset russi. Il Cremlino ha già chiesto al Ministero delle Finanze di preparare delle contromisure nel caso in cui le nazioni Occidentali decidessero effettivamente di toccare gli asset congelati.

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