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UE valuta riforma su microplastiche dopo disastro in Spagna
In questi giorni, centinaia di volontari sono accorsi sulle spiagge della Galizia. La regione a nord della Spagna non è meta di turismo in questi freddi giorni invernali, ma l’intervento è stato necessario per ripulire i milioni di pellets di plastica che sono finiti sulle spiagge galiziane. Sono piccoli pezzettini di plastica che vengono normalmente impiegati per essere fusi e trasformati in bottiglie, packaging e tutti gli oggetti di plastica che si usano quotidianamente. Una nave di Maersk li stava trasportando al largo delle coste portoghesi, quando a un mare particolarmente mosso ha fatto cadere in mare alcuni container. I pellets sono fuoriusciti dal container e hanno iniziato il loro viaggio, portati dalla marea, verso le coste spagnole.
L’Unione Europea ha preso molto sul serio questo avvenimento, soprattutto perché non è il primo. Il problema delle microplastiche è serio: 176.000 tonnellate metriche di microplastiche finiscono inavvertitamente in mare ogni anno, causando danni molto seri all’ecosistema marino. Spesso i pesci soffocano dopo aver provato a mangiare questi piccoli pezzi di plastica, confondendoli per fauna del loro habitat. Le microplastiche sono state trovate nel corpo umano, nei fondali delle depressioni oceaniche e persino nei ghiacciai del polo Nord. Una situazione che sta spingendo la Commissione Europea a prendere provvedimenti, rievocando una legge di cui si era già parlato a ottobre per ridurre il consumo di plastica.
L’Europa tenta una riforma sul tema
Solo i pellets di plastica che finiscono in mare, secondo la Commissione Europea, sono circa 10 trilioni ogni anno; la gran parte di questo numero è spiegabile da problemi di gestione dei pellets lungo la supply chain, soprattutto durante il trasporto. Questo è il tipo di microplastica su cui sono disponibili i dati più aggiornati e attendibili. Secondo la Commissione, sarebbe già in cantiere una riforma in grado di ridurre del 74% questo problema attraverso diverse misure:
- Sistemi di prevenzione delle perdite in mare;
- Sistemi di controllo più stringenti lungo la supply chain;
- Misure di contenimento dei versamenti nel caso in cui accadano;
- Multe più salate per chi causa un versamento di pellets plastici.
Una bozza di questa riforma era già stata presentata a ottobre, ma non si era ancora raggiunto un accordo tra i 27 paesi membri. Ora che l’evento drastico accaduto in Spagna ha portato il problema dei pellets plastici sotto i riflettori, ci si attende dall’Unione una nuova spinta verso l’approvazione delle nuove regole. Secondo Virginijus Sinkevicius della Commissione Europea per l’Ambiente, questo sarebbe solo un primo passo: ne seguirebbero poi altri per diverse tipologie di microplastiche, con l’obiettivo di ridurre del 30% la quantità di microplastiche che finiscono in mare entro il 2030. Joao Albuquerque, capo negoziatore della nuova legge, dice di star proponendo anche delle misure più stringenti rispetto a quelle che erano già state discusse lo scorso ottobre.
La politica si affretta, ma ci sono dei limiti
Il fronte liberale europeo e i partiti ambientalisti sono subito corsi a dare appoggio alla nuova legge, incluse le revisioni più stringenti rispetto alla bozza di qualche mese fa. I partiti più conservatori vorrebbero invece moderare le richieste, nel tentativo di non penalizzare troppo le aziende europee che lavorano con la plastica. Sono pronte delle regole più chiare per vincolare le attività di trasporto su strada e i sistemi di produzione delle aziende, ma rimane da sciogliere il nodo sul trasporto marittimo.
Il trasporto marittimo era inizialmente fuori dalle ambizioni della Commissione, perché le dispute su ciò che avviene in mare sono arbitrate dall’Organizzazione Marittima Internazionale. Questo rende difficile avere controllo giuridico sui versamenti, ma al tempo stesso si tratta del ramo della supply chain che causa il maggior numero di incidenti -e solitamente i più gravi-.