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UE verso regole ambientali meno rigide per gli agricoltori

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La protesta degli agricoltori europei continua, e continua sempre più forte. Ora anche in Spagna e in Italia gli imprenditori agricoli si sono uniti alla protesta, soprattutto per via di alcune regole per la sostenibilità che l’UE sta discutendo in queste settimane. In Francia il governo è addirittura stato costretto a inviare veicoli blindati per sedare le proteste in un mercato di Parigi, mentre le autostrade francesi e belghe continuano a rimanere bloccate dai mezzi agricoli. In tutto questo, sembra che a Bruxelles si stia muovendo qualcosa: in vista del summit tra i capi di Stato di giovedì, la Commission Europea suggerisce di allentare la presa sulle normative ambientali.

Al centro della discussione non ci sono soltanto il caro della benzina e l’inflazione che stanno spingendo sempre più in alto i prezzi di produzione. Ci sono anche la questione delle importazioni a prezzi considerati troppo bassi da altre nazioni, particolarmente dall’Ucraina, e le regole sull’utilizzo dei terreni. Ma non mancano anche le critiche alle posizioni degli agricoltori: circa il 30% delle iniziative di finanziamento dell’Unione Europea approvati per il periodo 2023-2027, equivalenti a oltre 300 miliardi di euro, sono dirette a sostegno dell’agricoltura. Questo rende la produzione agricola uno dei settori che ricevono i maggiori incentivi da Bruxelles.

Gli agricoltori non sono soddisfatti delle concessioni ottenute

Le concessioni sui temi climatici

Uno dei temi scottanti di discussione in questo momento riguarda la rotazione dei campi. L’UE avrebbe voluto passare un nuovo regolamento che chiede agli agricoltori di lasciare libero il 4% del terreno ogni anno dopo la raccolta, essenzialmente non potendolo utilizzare per il raccolto successivo. In alternativa, gli agricoltori avrebbero potuto di dedicare il 7% del terreno in questione ai campi di trifoglio e ad altre colture che sono considerate positive per l’ossigenazione e il drenaggio del terreno. Da una parte l’UE vorrebbe passare questo regolamento anche per il bene dell’agricoltura, dal momento che si eviterebbero alcuni dei disagi che si presentano nei periodi di forti piogge e si aiuterebbe il terreno a recuperare la sua fertilità dopo averlo coltivato.

Dalla prospettiva degli agricoltori, però, questo significa rinunciare al 4% dei loro asset produttivi e al 4% del loro fatturato a ogni raccolto. Insieme a tutte le altre questioni che pressano il settore in questo momento, tra cui la necessità di fare i conti con il caro benzina e con le importazioni da paesi dove i costi di produzione sono decisamente più bassi, per gli agricoltori questa concessione non è sufficiente. Le proteste vanno avanti e non accennano a fermarsi, anche se la Commissione Europea ora suggerisce che queste nuove regole vengano posticipate almeno fino al prossimo anno.

L’UE chiede questa rotazione per favorire la biodiversità e la qualità del terreno

Nel mirino le importazioni dall’Ucraina

Una delle questioni su cui discute molto sono anche le importazioni dall’Ucraina, e anche in questo caso la Commissione Europea ha chiesto che si mettano da parte le libertà concesse fino a questo momento agli agricoltori ucraini. Nel tentativo di aiutare l’economia ucraina a riprendersi dal blocco dalle esportazioni di cereali, l’UE ha concesso per un primo momento delle condizioni molto favorevoli per l’importazione di materie prime agricole. Ma i costi di produzione locali sono appena una frazione di quelli dei paesi dell’Unione, cosa che ha reso poco competitivi i prodotti equivalenti di Francia, Italia, Germania e Spagna.

In un secondo momento l’UE ha imposto un blocco alle importazioni che però dovrebbe scadere a giugno. In seguito alle proteste degli agricoltori, la Commissione Europea ora suggerisce al Parlamento che questa sospensione venga prolungata almeno fino a giugno del 2025. Anche in questo caso si parla però di una misura provvisoria, che potrebbe non ottenere il pieno appoggio degli imprenditori agricoli in rivolta.

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