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Una nuova forma di bond salverebbe lo Sri Lanka con un piano da $13 miliardi legato alle riforme
Una delle economie che non è mai riuscita a recuperare dalla pandemia è lo Sri Lanka, che per una serie di eventi climatici e scelte politiche ha visto crollare la produzione agricola su cui il paese contava per mantenere una fonte stabile di valuta estera. Dopo il default sul debito sovrano sono nati dialoghi con tutti i principali partner internazionali, a cominciare dalla World Bank e dal Fondo Monetario Internazionale che però si sono dimostrati poco entusiasti di offrire capitali al paese. La sensazione è che lo Sri Lanka non abbia messo le basi a livello economico e istituzionale per un salvataggio, potenzialmente bruciando altri capitali che i partner internazionali fornirebbero.
Ora emerge l’ipotesi di un salvataggio realizzato attraverso una nuova forma di obbligazioni, che sarebbero legate al raggiungimento di una serie di obiettivi in termini di riforme e liberalizzazione dell’economia. Attualmente esistono solo dei prestiti tra il FMI e i governi di alcuni paesi che prevedono questo tipo di accordi, ma è da tempo che gli investitori specializzati nel debito di paesi emergenti chiedono di avere degli strumenti di questo genere. L’obiettivo è quello di dare al paese la credibilità necessaria per poter accedere al mercato dei capitali e riuscire a finanziare le proprie operazioni.
Una forma di bond legata agli obiettivi
Secondo quello che è emerso dalle negoziazioni tra il governo dello Sri Lanka e i partner internazionali, i nuovi bond avrebbero una serie di vincoli che costringerebbero il paese a prendere decisioni ritenute positive per la sua economia. L’introduzione di riforme e la riduzione della corruzione abbasserebbero il tasso d’interesse che lo Sri Lanka dovrebbe riconoscere ai suoi creditori, mentre il governo avrebbe la possibilità di difendersi dalle oscillazioni del ciclo economico. Ci sarebbe infatti una clausola che prevede il pagamento di interessi più bassi negli anni in cui la crescita del PIL nazionale è più bassa, alzando invece le cedole nelle fasi in cui l’economia sta andando particolarmente bene.
Altre variabili che sarebbero tenute in considerazione per determinare il pagamento delle obbligazioni sono il tasso d’inflazione e l’andamento della rupia rispetto al dollaro nei mercati Forex. Considerando che l’intervento del FMI in Sri Lanka non è stato granché popolare tra i paesi delle Nazioni Unite, questo potrebbe aiutare il paese a raccogliere capitali da enti privati in modo più semplice. Il paese è schiacciato da una montagna di debiti da $13 miliardi e da un’economia in stallo, per cui senza trovare soluzioni creative come questa nuova forma di obbligazioni è pressoché impossibile pensare di salvare la situazione.
Una nuova risorsa per i mercati emergenti
Questa nuova forma di obbligazioni ha delle implicazioni interessanti non soltanto per lo Sri Lanka, ma potenzialmente per tutti i paesi schiacciati dall’indebitamento che non riescono a rimettere in piedi la propria economia. Da una parte ci sono gli investitori, che vogliono avere la massima probabilità di rimborso possibile: le riforme aiutano a garantire che il paese debitore sia nelle migliori condizioni possibile per pagare le cedole, migliorando al tempo stesso le condizioni per l’economia locale affinché la ripresa possa essere presente anche sul lungo termine. Al tempo stesso il governo locale si assicura un piano per trovare le fonti di finanziamento necessarie a traghettare il paese attraverso la crisi finanziaria. Se il test in Sri Lanka desse un esito favorevole, è probabile che in futuro verrà replicata da altre economie emergenti.