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Unicredit, il matrimonio con Commerzbank ostacolato da 40 miliardi di euro di Titoli di Stato italiani

A mettersi di traverso alla scalata di Unicredit a Commerzbank sono i Titoli di Stato italiani, il cui possibile impatto preoccupa le autorità tedesche.

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In Germania la possibilità che Unicredit possa acquistare Commerzbank non è vista di buon occhio. Tanto che, almeno stando a quanto riporta Reuters, si starebbe addirittura lavorando per ostacolare la possibile scalata. Inutile negarlo, Berlino è rimasta indubbiamente sorpresa dalla decisione di Unicredit di aumentare la propria partecipazione in Commerzbank, nella cui compagine azionaria figura lo Stato, che in passato l’aveva salvata. L’intento dell’istituto bancario italiano è quello di muoversi verso una fusione.

Una potenziale offerta ostile potrebbe arrivare dalle autorità tedesche, il cui obiettivo sarebbe quello di evitare che le sorti di Berlino si leghino troppo a quelle del nostro Paese, che senza dubbio ha un debito nettamente superiore rispetto a quello della Germania. 

Un eventuale matrimonio tra le due banche potrebbe rappresentare, almeno secondo i tedeschi, una potenziale minaccia alla stabilità finanziaria della Germania per un semplice motivo: Unicredit possiede decine di miliardi di euro di Titoli di Stato italiani.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo.

Unicredit, gli ostacoli tedeschi

In Germania un potenziale matrimonio tra Unicredit e Commerzbank non è visto molto di buon occhio. Tanto che diversi esponenti del governo tedesco sperano in una revisione della normativa da parte dell’autorità di vigilanza nazionale BaFIn. E, soprattutto, stanno facendo pressioni sull’autorità di regolamentazione per opporsi a un eventuale controllo della banca italiana su quella tedesca.

Chi si oppone ad un matrimonio tra i due colossi bancari ritiene che se Unicredit dovesse essere trascinata nella crisi del debito italiano, potrebbe essere Berlino, alla fine, a pagare il conto.

La BaFin, che svolge un ruolo fondamentale nel determinare se UniCredit possa provare ad acquisire il controllo di Commerzbank, ha iniziato ad analizzare la richiesta di UniCredit di consentirle di aumentare la sua quota azionaria dal 9,9% circa a quasi il 30%.

L’organismo di controllo presenterà una proposta alla Banca Centrale Europea, l’autorità di regolamentazione degli istituti di credito, a cui spetta l’ultima parola, sulla base di una serie di criteri, quali la solidità finanziaria dell’acquirente e la reputazione dei gestori.

Mentre Roma sostiene con cautela l’accordo, Berlino spera che le sue preoccupazioni possano ostacolare o quantomeno ritardare l’approvazione del piano di Unicredit da parte della BCE.

La BaFin ha un delicato gioco di equilibri. Mentre è tenuta a gestire la richiesta di Unicredit in modo imparziale, deve anche tenere conto delle preoccupazioni del governo tedesco, poiché l’agenzia riferisce al Ministero delle Finanze.

Stando ad alcune fonti citare sempre da Reuters, ci sarebbe un forte disaccordo nella Bce con l’opposizione della Germania, anche se Berlino continua a rimanere un paese molto influente e può contare su un certo numero di personaggi di peso all’interno dell’istituzione.

Il problema dei Titoli di Stato in pancia ad Unicredit

Nota a tutti la posizione della Bce, che in più occasioni ha ribadito che le grandi banche europee hanno la possibilità di sostenere meglio l’economia. Ma soprattutto possono competere meglio con i concorrenti che arrivano dagli Stati Uniti.

Anche se diversi paesi dell’Unione europea hanno adottato la stessa moneta, l’attività bancaria continua ad essere prevalentemente nazionale.

Per la Bce, la gestione dell’interesse di Unicredit in Commerzbank, bilanciando gli interessi di due dei paesi più grandi del blocco, sarà una delle prove più importanti da quando è diventata il principale organo di controllo della regione un decennio fa.

Claudia Buch, supervisore capo della Bce, ha dichiarato di recente che l’istituzione farebbe qualsiasi cosa per rimuovere gli ostacoli alle fusioni bancarie transfrontaliere, dopo che la presidente Christine Lagarde ha descritto tali accordi come auspicabili.

Al centro delle preoccupazioni della Germania ci sono i 40 miliardi di euro di titoli di Stato italiani detenuti da UniCredit. Questo è visto come un rischio potenziale perché l’Italia è fortemente indebitata. Commerzbank, che è più piccola e finanziariamente più debole di Unicredit, ha anche miliardi di euro di obbligazioni italiane.

Se l’Italia dovesse trovarsi in difficoltà dopo una fusione, le autorità temono che potrebbe essere costretta a intervenire la Germania.

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