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USA non cambieranno politiche sul clima se vincesse Trump
Tra i tanti avvenimenti che segneranno il 2024, è impossibile non ricordare il fatto che sarà nuovamente l’anno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Le primarie sono già entrate nel vivo, con Trump che si è assicurato una vittoria con ampio margine in Iowa. L’ex presidente, in tutti i sondaggi, mostra una netta leadership rispetto agli altri candidati repubblicani; i democratici, invece, candideranno come da consueto il presidente uscente. Sembra dunque che si ripresenterà lo stesso duello del 2020, con la differenza che i sondaggi mostrano un elettorato più tendente a destra rispetto a 4 anni fa.
Si preannuncia una sfida molto ravvicinata per i due candidati, al punto che i partner internazionali degli Stati Uniti si chiedono che cosa succederebbe all’agenda climatica statunitense nel caso di una vittoria di Trump. Parlando al World Economic Forum di Davos, l’inviato climatico dell’amministrazione Biden ha chiarito che la rotta è ormai stabilita per gli USA: in un messaggio pubblico molto netto, ha specificato che le politiche climatiche americane non cambieranno nel caso di una vittoria di Trump.
Kerry non ha dubbi sulle politiche climatiche
Come da consueto, l’inviato dell’amministrazione è stato l’inviato speciale climatico John Kerry. Parlando a un panel a cui hanno partecipato figure di spicco della politica europea e asiatica, ha voluto rassicurare chi aveva dei dubbi sull’agenda climatica americana. Kerry ritiene che la quantità di fondi messi a disposizione, gli investimenti effettuati dalle aziende e la mole di lavoro svolta in questi anni siano tali da andare oltre a un singolo mandato presidenziale. Sembra effettivamente questo il caso, considerando che il solo Inflation Reduction Act ha messo oltre 300 miliardi di dollari sul tavolo per finanziare la transizione climatica.
Molte delle iniziative intraprese sono anche comuni alle idee di Donald Trump. Ad esempio, sono stati introdotti dei paletti stringenti sulle auto elettriche e sui pannelli solari: ci sono grandi incentivi per chi adotta queste soluzioni, ma a patto che i prodotti siano fabbricati negli Stati Uniti. Bisogna però ricordare che Kerry è uno dei fedelissimi di Biden: proprio nel suo intervento di oggi ha rimarcato che lascerà il ruolo di inviato climatico della Casa Bianca per occuparsi a tempo pieno della campagna elettorale per la rielezione del presidente attuale. Questo non significa che le sue parole non siano attendibili, ma non possono comunque vietare a un eventuale nuovo presidente di cambiare le carte in tavola.
Nessun conflitto sulle politiche di Trump
Nel caso in cui il risultato delle elezioni fosse un Trump-bis, fanno notare gli analisti, non ci sarebbe un forte contrasto tra l’Inflation Reduction Act e le politiche repubblicane. Sulla produzione domestica e sulla necessità di essere competitivi nelle tecnologie del momento, i due partiti sono allineati. Inoltre Donald Trump ha sempre mostrato un atteggiamento liberista verso l’economia: gran parte dell’adozione di tecnologie come i veicoli elettrici e l’energia rinnovabile non proviene solo dagli incentivi, ma dal fatto che oggi siano delle soluzioni realmente efficienti. Gli Stati Uniti possono anche contare sul fatto che in un sistema federale i governatori dei singoli Stati hanno un potere rilevante: quando Trump decise di lasciare l’accordo di Parigi, molti governatori stabilirono autonomamente di voler continuare a mantenere gli stessi programmi.