News

USA propongono una nuova tassa sulle emissioni di metano

Pubblicato

il

Gli Stati Uniti stanno valutando una proposta di legge per tassare le emissioni di metano, per lo meno per le società che riportano oltre 25.000 tonnellate di equivalente di CO2 immesse nell’atmosfera ogni anno. I diretti destinatari di questa imposta speciale sarebbero i grandi produttori di combustibili fossili: raffinerie in primis, tanto di petrolio quanto di gas naturale. Il metano è stato al centro dei dialoghi nel COP 28 di quest’anno, soprattutto per via delle soluzioni tecnologiche che oggi permetterebbero di abbattere le emissioni. Con la stessa tecnologia usata nella cattura diretta della CO2, basata sull’uso di filtri e solventi installati negli impianti di raffinazione, si può filtrare il metano evitando che questo venga liberato nell’atmosfera terrestre e immagazzinarlo al sicuro in giacimenti di gas naturale esausti.

L’amministrazione Biden, che ha fatto della politica ambientale un cavallo di battaglia, sta passando all’azione. Le basi per questa nuova legge sono già state incluse nel famoso Inflation Reduction Act, la più grande riforma del governo attuale in materia di transizione energetica, ma ai produttori di combustibili fossili è stato concesso un periodo di adattamento che dovrebbe scadere quest’anno. A partire dal 2024, con un pagamento crescente di anno in anno fino al 2026, la nuova tassa sul metano dovrebbe diventare realtà. Come sempre, però, non mancano le critiche e le proposte di chi vorrebbe un sistema diverso.

La lotta al metano può aiutare a raggiungere i target climatici di breve termine

Un colpo diretto ai combustibili fossili

L’intenzione della Casa Bianca è quella di forzare, attraverso un sistema di tassazione molto caro, i grandi inquinatori ad adottare dei sistemi di cattura diretta della CO2. Si parla di 900$ per tonnellata di metano nel 2024, salendo poi a 1.200$ per tonnellata nel 2025 e addirittura a 1.500$ per tonnellata nel 2026. Anche se si pagherebbe soltanto per le emissioni che superano una certa soglia di applicazione della norma, rimane un fardello estremamente significativo per le grandi operazioni di raffineria di gas e petrolio. A questi prezzi, per praticamente tutti i grandi produttori di combustibili fossili negli Stati Uniti risulterebbe più conveniente passare a un sistema di cattura diretta. Rimane comunque da sciogliere il nodo sull’affidabilità dei report riguardanti le emissioni di metano nell’atmosfera, un aspetto su cui gli USA devono ancora lavorare per assicurarsi che le società non sfuggano ai controlli.

Michael Regan, direttore dell’Environmental Protection Agency, ha dato pieno supporto a questa iniziativa del governo. E se da una parte verranno penalizzate le aziende che continueranno a emettere grandi quantità di metano nell’atmosfera, dall’altra parte l’amministrazione Federale garantirà nuovi incentivi per installare sistemi di cattura diretta della CO2 e del metano. Così facendo, la supply chain dei combustibili fossili sarà ancora più spronata ad adottare le nuove tecnologie a disposizione. Questo potrebbe portare a un boom della domanda per le aziende che si occupano dei sistemi di abbattimento delle emissioni.

L’effetto serra prodotto dal metano è più alto di quello prodotto dalla CO2

Perché proprio il metano?

Il metano è un gas serra, esattamente come la CO2, per cui responsabile del riscaldamento globale. Fino a pochi anni fa si riteneva poco importante lavorare su questo fronte, dal momento che il metano tende a precipitare in fretta e a non rimanere nell’atmosfera a lungo termine. Questo dato, però, va bilanciato con la consapevolezza che a parità di quantità il metano genera un effetto serra 30-50 volte superiore rispetto alla CO2.

Ora che il cambiamento climatico sta avanzando più in fretta rispetto alle precedenti previsioni internazionali, agire sulle emissioni di metano può essere un modo impattante per contenere il problema nel breve termine mentre si continua a lavorare sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili nel lungo periodo. Spesso i pozzi di petrolio e le raffinerie emettono questo gas nell’atmosfera inavvertitamente, per cui il governo sta anche pensando di obbligare le aziende a installare sensori di terze parti nei loro impianti.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Trending

Exit mobile version