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USD/CNY verso nuovi massimi dopo dati su credito in Cina
Il cambio tra dollaro americano e yuan cinese si avvicina sempre di più a superare i massimi toccati durante novembre 2022, che a loro volta erano il livello più alto toccato dal cambio dal 2007 a oggi. Il tutto sulla scia di dati ancora negativi per l’economia cinese, che sembra continuare a perdere slancio con ogni nuovo dato pubblicato sul calendario economico. Questa volta si tratta dei dati sui prestiti, che sono stati pubblicati durante la mattinata italiana. Malgrado la Cina abbia cominciato a tagliare i tassi di interesse su alcune forme di mutui e prestiti, il mercato del credito si rivela ancora totalmente depresso nel mese di luglio.
I dati sui prestiti sono considerati uno dei principali indicatori di attività economica all’interno di un’economia. Maggiori sono i volumi nel mercato del credito, maggiori sono gli investimenti e i consumi: il denaro preso in prestito finirà necessariamente in una di queste due categorie. Considerando che il volume di prestiti in Cina è appena una frazione di quanto era solito essere nel pre-pandemia, si nota chiaramente quanta difficoltà stia facendo l’economia cinese a uscire dallo stallo in cui si trova ormai da diverso tempo. Di conseguenza lo yuan cinese continua a soffrire sul mercato Forex: il cambio con il dollaro si trova attualmente a quota 7,24, quando il record degli ultimi 16 anni è stato di 7,30.
Cala l’attività dei prestiti in Cina
Il principale dato della giornata di venerdì riguarda l’erogazione di prestiti in Cina, che si è rivelata ben al di sotto delle attese. Complessivamente nel mese di luglio sono stati concessi prestiti per CNY 345.9 miliardi, contro una previsione di 800.0 miliardi e un dato precedente di addirittura CNY 3.050 miliardi. Tutto questo lascia pensare che ci siano dei problemi di fondo per quanto riguarda la crescita economica, problemi che non stanno venendo risolti dal semplice passare del tempo. Ormai si parla da mesi della possibilità che il governo decida di introdurre uno stimolo economico pubblico per rilanciare le sorti dell’economia cinese, ma fino a questo momento non sembrano essere stati presi degli impegni concreti.
Il tutto è peggiorato anche dal fatto che uno dei principali gruppi immobiliari cinesi, Country Garden, ha saltato il pagamento di una tranche di obbligazioni pochi giorni fa. Nel frattempo, secondo quanto segnalato da Bloomberg, ci sono attualmente 48 veicoli d’investimento cinesi -legati a province ed enti locali- che si trovano attualmente in ritardo nel pagamento dei propri debiti. Sempre secondo la stessa fonte, il totale dei pagamenti in arretrato è attualmente vicino ai $259 milioni. Quando i debitori fanno fatica a pagare, è normale che il mercato del credito non versi in buone acque.
Il quadro macroeconomico cinese è ulteriormente peggiorato dal fatto che l’economia si trovi attualmente in deflazione. Malgrado tutto ciò, Xi Jinping non ha ancora annunciato nessuna riforma concreta di contrasto alla situazione attuale. Per questo motivo il cambio USD/CNY potrebbe presto essere diretto verso la soglia psicologica di 7.30.
Dollaro forte dopo dati su inflazione
Il dollaro ha chiuso la sua settimana di scambi con forza, non soltanto contro lo yuan cinese ma contro tutte le principali valute delle economie sviluppate ed emergenti. Il motivo sono principalmente i dati del PPI (Producer Price Index), che misura l’andamento del tasso di inflazione per i produttori. Si tratta della variazione dei prezzi delle forniture industriali, al contrario del CPI -usato comunemente come riferimento per l’inflazione- che misura la variazione dei prezzi per i consumatori finali. Interessante notare che i nuovi dati riferiti a luglio hanno mostrato un incremento dello 0.3% dei prezzi medi delle forniture, contro un’attesa dello 0.2%. Il dollaro ha immediatamente visto un breve rally intraday sui mercati Forex dopo la pubblicazione del dato.
L’aumento del PPI è stato principalmente dovuto all’inflazione dei servizi. Le imprese hanno mediamente avuto forniture più care dello 0.5% per i servizi su base annua, mentre l’inflazione relativa ai beni materiali è stata appena dello 0.1%. Gli analisti continuano a essere divisi sulle previsioni per l’economia americana: alcuni ritengono che il calo dell’inflazione continuerà nel corso dei prossimi mesi fino a raggiungere il target del 2% fissato dalla Fed, mentre altri ritengono che il mercato del lavoro forte e la crescita economica ancora discreta siano destinati a spingere i prezzi al consumo nuovamente verso l’alto. I dati di oggi sembrano assecondare questa seconda ipotesi, ma è ancora molto presto per poter tirare le somme.