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USD, rialzo dei tassi più probabile dopo i dati sul lavoro

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I dati sull’occupazione pubblicati il 7 aprile mostrano che il mercato del lavoro negli Stati Uniti rimane forte. Immediatamente il dollaro ha iniziato a guadagnare forza rispetto alle altre principali valute, anche se parte di questo aumento è stato poi ceduto verso la fine della giornata di Borsa. Gli effetti di questi dati, però, potrebbero essere più forti in termini di tassi di interesse. Il fatto che il mercato del lavoro continui a essere così dinamico significa che la Fed può preoccuparsi di meno per gli effetti negativi di un ulteriore rialzo dei tassi.

Allo stesso tempo, un tasso di disoccupazione estremamente basso -il 3,5% in questo momento negli USA- favorisce l’aumento del tasso di inflazione. Questo è un altro motivo per cui la Federal Reserve vorrà considerare ancora più seriamente di aumentare i tassi nella riunione di maggio. Per chi si aspettava che i rialzi finissero con l’inizio della primavera, ora diventa invece probabile che questi vadano avanti ancora durante l’estate. Bisognerà comunque osservare quanto questi dati sull’occupazione si rifletteranno sul tasso di inflazione.

L’andamento dei tassi è fortemente legato all’inflazione, che a sua volta oscilla in base all’occupazione

L’occupazione rimane molto alta

Nella giornata di giovedì, gli Stati Uniti hanno pubblicato tutti i loro principali dati legati alla situazione del lavoro. Le principali pubblicazioni hanno riguardato:

  • La crescita dei salari medi orari dei lavoratori, in aumento del 4,2% su base annuale;
  • I posti di lavoro creati dal governo nel corso di marzo, pari a un aumento netto di 47.000 impiegati;
  • Il tasso di disoccupazione complessivo nell’economia, che scende dal 3,6% al 3,5%;
  • I non-farm payrolls, cioè la variazione netta dei posti di lavoro all’interno dell’economia escludendo il settore agricolo. Questo era il dato più atteso e si è rivelato leggermente peggiore delle attese, ma in ogni caso gli Stati Uniti hanno generato 236.000 nuovi posti di lavoro il mese scorso.

Tutto questo fa pensare che l’attività economica non sia in rallentamento e che l’occupazione sia ancora così alta da poter spingere a rialzo il tasso di inflazione. Malgrado i licenziamenti di McDonald’s e di tante altre grandi imprese, il tessuto economico statunitense continua a generare posti di lavoro. Guardando questi dati, sembra davvero difficile pensare che la Fed decida di mantenere invariati i tassi nel corso dei prossimi mesi.

Le nuove assunzioni riguardano soprattutto lavori meno qualificati, mentre Big Tech continua a non espandere la forza lavoro

Cosa potrebbe bloccare l’aumento dei tassi?

La politica monetaria è un argomento complesso che riguarda molti aspetti dell’economia, ma in questo momento le principali banche centrali sono attente soprattutto a ridurre l’inflazione. In una situazione come questa, un tasso di occupazione eccessivamente alto può essere visto come un segnale negativo che può scatenare altra inflazione. Detto questo, ci sono anche altri elementi che le banche centrali dovranno considerare prima di fare una mossa di questo genere.

Sembra, ad esempio, che la primavera non stia portando il solito dinamismo sul mercato immobiliare. Al momento non sembra che i prezzi stiano precipitando, soprattutto grazie all’offerta limitata, ma i listini immobiliari sono sempre molto sensibili ai tassi di interesse. Forse ancora più forte è il timore che un ulteriore aumento dei tassi possa impattare negativamente le banche, con la crisi di liquidità che non sembra ancora del tutto risolta. I finanziamenti di emergenza da parte degli istituti di credito rimangono ancora su livelli molto alti e un ulteriore aumento dei tassi potrebbe mietere nuove vittime.

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