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Volkswagen patteggia con gli USA: $48,75 milioni per lo scandalo sulle emissioni
Era il 2015 quando il mondo scoprì il grande inganno di Volkswagen, colpevole di aver truccato i dati sulle emissioni dei suoi motori diesel per 11 milioni di veicoli venduti in tutto il mondo. Uno scandalo costato al gruppo Volkswagen circa 20 miliardi di euro nel corso di questi anni, ma che fino a oggi non era del tutto archiviato. Rimaneva infatti aperta l’accusa formulata dalla SEC a VW nel 2019, legata a un “effetto collaterale” di aver ingannato i regolatori sulle emissioni: la SEC accusava Volkswagen di avere ingannato gli investitori. In effetti è facile pensare che un investitore possa sentirsi tradito dal gruppo, considerando che ovviamente la società non aveva mai diffuso pubblicamente il rischio di perdita di bilancio legato a eventuali multe per i dati sull’inquinamento dei motori.
Alla fine, la SEC e Volkswagen hanno deciso di non portare la questione fino al Tribunale; si è deciso per un patteggiamento, con il gruppo tedesco che pagherà $48,74 milioni per risolvere la disputa con la SEC. L’autorità statunitense per la garanzia delle transazioni in Borsa ha già confermato che lascerà cadere tutte le accuse contro Volkswagen e contro le due controllate del gruppo che erano coinvolte in questa battaglia legale. Una battaglia che è stata totalmente incentrata sulla condotta del gruppo nei confronti degli investitori, dal momento che VW aveva già dovuto pagare $4,3 miliardi nel 2017 per i danni provocati sulla parte ambientale.
La SEC si accontenta
I 48,7 milioni di dollari riconosciuti da Volkswagen alla SEC, in realtà, non sono poi molti. In primis perché la capitalizzazione di mercato del gruppo è di oltre €60 miliardi, quindi non è chiaro quanto effettivamente questi fondi siano un compenso per l’autorità americana o per gli investitori che hanno subito i danni dello scandalo sulle emissioni. In secondo luogo perché la SEC aveva inizialmente chiesto a VW di pagare $350 milioni più gli interessi maturati dal 2015 a oggi. Non si parla soltanto di danni rispetto agli azionisti, ma anche rispetto a chi ha acquistato le obbligazioni del gruppo: tra aprile 2014 e maggio 2015, Volkswagen ha venduto oltre $13 miliardi in obbligazioni malgrado i suoi manager fossero consapevoli di star vendendo sul mercato auto con dati manipolati sulle emissioni inquinanti.
La casa automobilistica, dunque, esce decisamente meglio dal confronto rispetto a quanto si pensasse e rispetto a quanto ne sia uscita la SEC. Dei 48,74 milioni di dollari su cui si è patteggiato, $34,35 milioni sono per ripagare il danno causato agli investitori e gli altri $14,4 milioni rappresentano gli interessi maturati nel corso di questi anni. Saranno utilizzati esclusivamente per ripagare gli obbligazionisti, mentre agli azionisti non sarà riconosciuta alcuna formula di compenso. In ogni caso, con questo accordo Volkswagen può definitivamente mettersi alle spalle lo scandalo battezzato dalla stampa “Dieselgate”.
In attesa del processo all’ex-CEO
Se per il gruppo Volkswagen in quanto tale sembra che la vicenda sia finita, non lo è per il suo ex-CEO Martin Winterkorn. A distanza di nove anni da quando è emerso lo scandalo, Winterkorn è ancora in attesa di un verdetto definitivo sul processo che lo riguarda. Il processo è atteso a settembre, in Germania. L’ex-CEO ha oggi 78 anni e ha fatto leva sul suo stato precario di salute per rimandare più e più volte il processo. Per questo non è certo che il processo proceda il 3 settembre come previsto, anche se in questo momento rimane l’ipotesi più accreditata. Sempre per gli stessi motivi di salute, non è nemmeno chiaro se l’ex-capo del gruppo Volkswagen stia realmente affrontando il rischio di essere condannato al carcere oppure no.