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WeWork vende $175 mln di bond a SoftBank e a un “anonimo”
WeWork, la controversa società che si occupa di spazi di coworking, ha annunciato venerdì una nuova emissione-lampo di obbligazioni da $175 milioni. Di queste, 116.7 milioni saranno vendute a SoftBank: il colosso degli investimenti in venture capital continua a sostenere la crescita di WeWork, società con cui intrattiene rapporti commerciali fin dai suoi albori. Il restante sarà venduto a un investitore terzo di cui non si conosce il nome. La società ha già dato comunicazione della nuova emissione alla SEC, e per le leggi americane è possibile indicare un investitore anonimo come l’acquirente di una parte di un’emissione di obbligazioni.
I bond presentano le stesse caratteristiche, inclusi rendimento e scadenza. WeWork continua a lottare per evitare la bancarotta, dopo che il prezzo delle azioni è già sceso di oltre il 97% rispetto al giorno della quotazione in Borsa. Sembra inevitabile che prima o poi l’azienda sarebbe stata destinata a dichiarare bancarotta, se non fosse per i grandi investitori che ha alle spalle. SoftBank, in primis, ha preferito ancora una volta prestare denaro a WeWork piuttosto che avere a che fare con il fallimento della società. Anche al netto di questa nuova iniezione di liquidità, però, la situazione dell’azienda rimane difficile.
I dettagli della nuova emissione
Questa è la prima grande operazione finanziaria che WeWork affronta dopo le dimissioni della CFO Fernandez, che ha lasciato la società a maggio di quest’anno. L’emissione prevede due serie di bond con le stesse caratteristiche: un rendimento del 15.00% annuo e la scadenza prevista nel 2027. Si tratta di bond senior secured che prevedono sia la massima priorità di rimborso, sia garanzie reali sotto forma di immobili o altri beni che possono essere pignorati in caso di mancato pagamento. WeWork deve accettare condizioni molto sfavorevoli per continuare a finanziarsi, visto il rischio presentato dai dati finanziari dell’azienda.
Il rating CCC- assegnato da Fitch parla chiaro: si tratta del peggior rating possibile, che contrassegna le emissioni della società come junk bonds e indica un chiaro rischio di default. Ormai WeWork è soltanto l’ombra del colosso di Wall Street che fu un tempo, dopo una lunga serie di scandali legati alla IPO che avevano fatto discutere gli investitori per mesi. Un progetto estremamente ambizioso, ma che a livello economico non è mai realmente riuscito a dimostrarsi solido. Il rating è stato assegnato il 12 maggio 2023, indicando che Fitch ha tenuto conto di informazioni recenti.
SoftBank e l’investitore anonimo che hanno sottoscritto l’emissione si sono assicurate, quantomeno, di poter ottenere un rendimento elevato e buone garanzie. Il problema è che il nuovo debito peggiora le condizioni di WeWork, dal momento che il business ha una redditività nettamente inferiore al 15% annuo.
La controversia storia di WeWork
WeWork, un’azienda di spazi di lavoro in coworking fondata nel 2010 da Adam Neumann e Miguel McKelvey. Il suo modello di business unico, che combina immobili, tecnologia e comunità, ha rapidamente catturato l’attenzione degli investitori. Nel giro di pochi anni, WeWork ha ottenuto valutazioni da capogiro, raggiungendo il suo picco di 47 miliardi di dollari nel 2019. In questo momento l’azienda era pronta a quotarsi, ma la SEC ha rifiutato la richiesta ritenendo ingiustificabile la valutazione.
Il documento presentato alla SEC ha rivelato diverse irregolarità, tra cui conflitti di interessi, mancanza di governance aziendale e dubbi sulla sostenibilità del modello di business. Neumann, in particolare, è stato criticato per il suo stile di leadership eccentrico e le sue decisioni finanziarie discutibili. Le critiche hanno portato a un crollo della valutazione dell’azienda a 10 miliardi di dollari e la IPO è stata infine ritirata. Neumann è stato costretto a dimettersi e WeWork ha dovuto affrontare una serie di licenziamenti e ristrutturazioni.
Per trovare capitale e ricompensare come possibile gli azionisti, WeWork è poi riuscita a quotarsi tramite SPAC. L’azienda ha raccolto 1.3 miliardi di dollari, per poi vedere crollare precipitosamente il valore delle proprie azioni negli anni successivi. La causa principale è il fatto che la società continua a bruciare liquidità, senza prospettive di rendimento nemmeno a medio-lungo termine.