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World Bank gestirà nuovo fondo per danni da eventi climatici
Dopo lunghi negoziati durati per quasi tutto il 2023, si raggiunge una larga intesa tra nazioni sviluppate ed emergenti riguardo al nuovo fondo che creerà una cooperazione mondiale sulla copertura dei danni derivati da eventi climatici. Per oltre sei mesi, le richieste dei paesi sviluppati sono state in rotta di collisione con quelle dei paesi emergenti ed è mancato un accordo su diversi punti. Il disaccordo è stato forte ancora l’ultima volta in cui tutte le nazioni partecipanti si sono riunite in Egitto, appena il mese scorso. L’iniziativa proposta dalle Nazioni Unite ha visto i paesi partecipanti riunirsi di nuovo questa settimana ad Abu Dhabi, dove finalmente è arrivata un’intesa che lascia pensare a un percorso più facile da qui in avanti.
In particolare, è stato deciso che sarà la Banca Mondiale a occuparsi di gestire il fondo. Questo è stato un forte punto di disaccordo, con i paesi sviluppati che spingevano per questa opzione e i paesi emergenti che invece avrebbero voluto una decisione diversa. La World Bank si occuperà di raccogliere e gestire i fondi per lo meno per i primi 4 anni di questa iniziativa, una decisione che paesi come la Germania hanno celebrato e altri paesi hanno invece fortemente condannato. L’obiettivo di tutte le parti è comunque quello di arrivare a poter annunciare un accordo definitivo entro il COP-28, che si terrà a Dubai tra la fine di novembre e la metà di dicembre.
Un fondo per distribuire le risorse contro i disastri climatici
L’obiettivo di questo nuovo fondo sarebbe quello di stabilire una cooperazione tra le nazioni più ricche e quelle meno ricche. I disastri climatici sono sempre di più e causano danni sempre maggiori, uno dei motivi per cui una delle asset class che sta ottenendo grande successo nel 2023 sono i derivati sul clima. Molto spesso, le nazioni più povere non hanno le risorse per far fronte a questi danni. Per riparare i danni derivanti da eventi climatici, sono costrette a sottrarre risorse alle misure di prevenzione e di transizione energetica che potrebbero migliorare la situazione. Questo circolo vizioso rischia di peggiorare la situazione climatica non solo per queste nazioni, ma per tutte: di conseguenza, anche i paesi sviluppati si sono fatti carico di questo problema.
Sono passati 11 mesi dalla prima volta in cui si è parlato di questa possibilità, proprio durante il COP-28 dello scorso anno. Le nazioni europee e nordamericane sono pronte a farsi carico di un impegno finanziario diretto a riparare i danni da eventi climatici che avvengono altrove nel mondo, ma chiedono che per farlo ci siano delle garanzie in termini di gestione e allocazione dei fondi. Con poche settimane rimanenti prima del prossimo COP-28, un’intesa è ormai diventata una questione urgente.
Disaccordo importante sulla gestione dei fondi
La principale fonte di disaccordo sul nuovo fondo contro i danni climatici riguardava -e in parte riguarda ancora- l’entità centrale che dovrebbe occuparsi di gestire i fondi. Le economie avanzate hanno spinto per molto tempo affinché fosse la Banca Mondiale a occuparsene, cosa che avrebbe portato due vantaggi: il primo è quello di avere delle garanzie sulla gestione coscienziosa delle risorse, e il secondo è il fatto che sono gli Stati Uniti ha eleggere i vertici di questa istituzione. Di conseguenza, avere la World Bank a fare da garante avrebbe tranquillizzato i maggiori contributori del fondo sulla gestione del denaro.
Al contrario, i paesi emergenti avrebbero voluto che fossero o le Nazioni Unite o un’istituzione completamente nuova a occuparsi dei fondi. Questo perché lamentano l’eccessivo potere dei paesi ricchi sulla Banca Mondiale. Alla fine, però, è stato impossibile trovare un punto d’incontro che convincesse tutti al di fuori della Banca Mondiale. Il peso specifico delle nazioni più ricche ha finito per trascinare tutte le nazioni verso la stessa direzione, anche se i governi di molti paesi emergenti ritengono una sconfitta questa decisione.