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Yahoo potrebbe tornare a quotarsi in Borsa, dice il CEO

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Il CEO di Yahoo, Jim Lanzone, ha dichiarato piani per portare nuovamente l’azienda sui listini di Borsa. Stando alle parole dell’amministratore delegato, i presupposti ci sarebbero: i bilanci di questo storico colosso di internet sono solidi, l’azienda produce profitti e avrebbe le risorse per affrontare il processo di IPO. La storia tra Yahoo e i mercati finanziari è piuttosto antica, ma da anni ormai l’azienda non ha più un ticker specifico per le sue azioni. Secondo Lanzone, gli anni passati come società non quotata hanno permesso a Yahoo di fare i cambiamenti necessari per avvicinarsi oggi nella migliore situazione possibile a una quotazione.

Considerato che il primo semestre del 2023 è stato il miglior settore di sempre per le azioni del comparto tech, è comprensibile che Yahoo stia considerando una IPO proprio in questo momento. Il giorno della quotazione è quello in cui realmente l’azienda raccoglie una grande liquidità dalle Borse, per cui si cerca sempre di organizzarlo quando il mercato è pronto a pagare dei multipli elevati. In ogni caso non ci sono ancora delle date ufficiali, e il processo per arrivare alla quotazione -anche nel caso si abbreviasse con una SPAC- richiederà comunque almeno diversi mesi.

Attualmente le azioni Yahoo mancano sulle Borse da 6 anni

Il ritorno di Yahoo in Borsa si avvicina

Yahoo si è quotata in Borsa per la prima volta nel 1996, ben prima che la maggior parte degli italiani fosse su internet. Il picco storico delle azioni è stato nel 2000, durante la bolla delle dot-com, quando Yahoo era considerata già una delle aziende tech più importanti al mondo. Nel tempo è stata scalzata dalla concorrenza, soprattutto da parte di Google, che ha reso Yahoo sempre meno influente come motore di ricerca.

Malgrado ciò l’azienda ha continuato a performare molto bene in Borsa, non per via del suo core business ma per via di un investimento brillante. Nel 2005, Yahoo ha comprato il 40% di Alibaba. Al tempo si trattava di una piccola startup cinese che quasi nessuno conosceva all’estero; a distanza di pochi anni è diventato il più grande colosso asiatico dell’e-commerce, segnando la vera e propria fortuna di Yahoo in quegli anni.

Verizon ha poi acquisito Yahoo nel 2017. Il colosso delle telecomunicazioni ha unito le attività di Yahoo con quelle di AOL, formando il servizio Oath Inc. poi ribattezzato Verizon Media. Un piano che non ha riscosso grande successo, continuando a perdere quote di mercato fino a che, nel 2021, Verizon Media è stata venduta ad Apollo Global Management per $5 miliardi. Apollo ha cambiato il nome di Verizon Media in Yahoo, dopodiché ha nominato Jim Lanzone come amministratore delegato.

Attualmente Yahoo controlla l’1.09% del mercato mondiale dei motori di ricerca – Una percentuale piccola ma di un mercato che vale centinaia di miliardi di dollari

Un colosso che non tramonta mai del tutto

Per quanto Yahoo abbia perso la sua guerra nel mondo dei motori di ricerca, continua a essere una delle top cinque aziende al mondo per traffico web. Questo sia grazie ai servizi brandizzati Yahoo -Finanza, Travel, Sport, News e Mail) che ai siti esterni. Complessivamente il gruppo Yahoo gestisce 30 unità di business, tra cui TechCrunch e la piattaforma di streaming musicale LAUNCH. Il motore di ricerca è ancora operativo e continua a vendere pubblicità agli inserzionisti, ma è chiaro che dopo il rilancio di Bing dato dall’integrazione con ChatGPT ora Yahoo sia ancora più debole a livello competitivo.

Di recente Yahoo ha anche iniziato l’espansione nel settore delle scommesse sportive, acquisendo l’app Wagr. Per quanto in tutti i settori in cui opera Yahoo sia lontana dall’essere un leader di categoria, nel complesso il suo portafoglio è molto diversificato e ogni servizio riesce a catturare una piccola quota di mercato sufficiente a contribuire in modo positivo sull’utile di esercizio. Dal 1994 a oggi, l’azienda ha conosciuto davvero tutte le fasi della storia del web. La seconda quotazione in Borsa potrebbe aprire un nuovo capitolo, magari offrendo a Yahoo le risorse finanziarie per puntare a competere al vertice in alcuni dei settori in cui opera.

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