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Zona euro, si ferma la crescita dell’economia. Pesa lo stop della Germania
Battuta d’arresto per l’economia della zona euro, frenata, nel suo complesso, dalla Germania.
La crescita dell’attività economica della zona euro ha subito una battuta d’arresto. A metterlo in evidenza è un recente sondaggio effettuato da Reuters, secondo il quale la tiepida espansione che è stata registrata nel settore dei servizi non è stata sufficiente per riuscire a compensare una recessione leggermente più profonda.
L’HCOB – ossia l’indice preliminare composito dei direttori degli acquisti, che viene compilato periodicamente da S&P Global – a luglio è sceso a 50,1 contro il 50,9 del mese di giugno. Siamo poco al di sopra della soglia dei 50 punti, ma al di sotto delle aspettative registrate sempre da Reuters con un proprio sondaggio, nel quale era stato previsto un rialzo a 51,1.
Zona euro, il crollo della Germania
Le aspettative sono di una crescita dell’economia della zona euro di uno 0,7% nel corso del 2024, che dovrebbe salire all’1,4% nel 2025. La Germania, principale economia dell’Unione europea, dovrebbe crescere di uno striminzito 0,2% nel 2024, mentre nel 2025 dovrebbe riuscire a portare a casa un +1,2%.
Ad ogni modo i numeri relativi dalla Germania potrebbero essere rivisti al ribasso. Nel paese l’attività economica si è contratta in maniera inaspettata proprio nel corso delle ultime settimane. A pesare è stato il crollo improvviso della produzione manifatturiera, come è stato messo in evidenza dall’indice PMI.
GfK e il Norimberga Institute for Market Decisions hanno pubblicato un’indagine congiunta dalla quale è emerso che la fiducia dei consumatori tedeschi si dovrebbe riprendere a breve in maniera significativa. Le aspettative di reddito delle famiglie avrebbero raggiunto il livello più alto degli ultimi due anni, riuscendo a beneficiare di un’inflazione che è calata anche se di poco e grazie ad alcuni importanti aumenti salariali.
Il 26 luglio prende il via un importante evento che coinvolge un Paese della zona euro: i Giochi Olimpici, che si terranno in Francia. Il settore dei servizi, grazie proprio a questo evento, ha ricevuto una spinta. Anche il settore manifatturiero francese ne è uscito indebolito.
Dando uno sguardo oltre la zona euro, riprende vigore a luglio l’attività economica britannica. A sostenerla, in questo caso, è il settore manifatturiero, che ha registrato la crescita più alta degli ultimi due anni. Nel mese di aprile è cresciuto notevolmente il flusso dei nuovi ordini.
Zona euro, svanisce l’ottimismo
Svanisce l’ottimismo per il futuro. Le aspettative per il prossimo anno nella zona euro sono sostanzialmente calate. In altre parole i manager aziendali non si aspettano un’inversione di tendenza in tempi rapidi.
Nella zona euro l’indice PMI del settore dei servizi è sceso a 51,9 da 52,8, mentre le previsioni erano di un aumento a 53,0. Questo mese le aziende di servizi hanno dovuto affrontare un aumento più ripido nei costi di input, ma hanno aumentato i prezzi applicati a un tasso più basso. L’indice dei prezzi di output è sceso a 53,2 da 53,5.
Questa decisione potrebbe essere accolta con favore dai responsabili politici della Banca Centrale Europea, che la scorsa settimana ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati, dopo averli abbassati a giugno. La decisione di settembre, ad ogni modo, è totalmente aperta.
Franziska Palmas di Capital Economics ha spiegato che l’indice PMI offre pochi ulteriori chiarimenti sulle possibili mosse della BCE a settembre. Un’economia in continuo indebolimento e le pressioni sui prezzi ancora elevate offrono un certo sostegno sia ai falchi che alle colombe nel Consiglio Direttivo della BCE. Tuttavia, nel complesso, Palmas ritiene che un taglio a settembre sia più probabile.
Stando ad un recente sondaggio effettuato da Reuters, la maggior parte degli economisti ritiene che la Banca Centrale Europea taglierà il tasso sui depositi altre due volte quest’anno, a settembre e a dicembre.