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Zucchero, produzione mondiale soffre: prezzi in rialzo

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I prezzi dello zucchero stanno rapidamente tornando a salire, registrando una performance che sfiora il +20% rispetto a inizio anno. Anche se le quotazioni rimangono ancora al di sotto di quelle di ottobre e novembre, dubbi sull’offerta mondiale stanno aumentando le speculazioni rialziste. Si tratta della conseguenza di un anno di temperature anomale, segnate sia dal cambiamento climatico che dell’arrivo di El Niño: il fenomeno, che scalda le acque superficiali del Pacifico, è il principale responsabile di questo mite inverno europeo e di una lunga serie di altre anomalie climatiche che in questo specifico inverno si stanno manifestando nel mondo.

Dal momento che El Niño porta a stagioni anomale in tutto il mondo, è normale che alcune materie prime agricole ne risentano: la produzione di soia tende ad aumentare, mentre cacao e caffè sono solitamente le due commodities che diventano più scarsamente reperibili in risposta a questo fenomeno naturale. Questa volta, però, si stanno notando degli effetti anomali anche sul mercato dello zucchero che potrebbero impattare tutta la supply chain dei dolci e delle bevande gasate per il resto dell’anno.

Sui prezzi pesano anche i problemi logistici nel canale di Panama e di Suez

Tra clima e scelte politiche

Le prime preoccupazioni sull’offerta mondiale di zucchero arrivano dal Pakistan, il settimo produttore mondiale e responsabile del 4% della produzione globale. A gennaio 2023, il governo pakistano ha permesso per la prima volta l’export di zucchero per far fronte a una grave crisi di mancanza di riserve di valuta estera. Questa mossa ha aiutato Islamabad a far entrare i tanto desiderati dollari americani nelle casse della banca centrale, ma ha anche causato un aumento del prezzo dello zucchero di quasi 10 volte nei confini nazionali. Con la popolazione in rivolta per la crisi economica e il caro vita, ora il governo sta vagliando la possibilità di chiudere nuovamente i rubinetti alle esportazioni di zucchero. Trattandosi di una scelta che determina se tutta la produzione o nemmeno una parte di questa può essere esportata, l’impatto sui prezzi mondiali è alto.

Passando invece al capitolo climatico, tre nazioni stanno facendo le spese di El Niño: l’India, il secondo produttore mondiale, la Thailandia che si colloca al quarto posto e il Messico che si trova al nono. In tutti questi casi, il problema è molto simile: mancano le piogge. In Messico si prevede un calo della produzione del 7% circa rispetto allo scorso anno, mentre le stime thailandesi sono state abbassate da una produzione di 8 milioni di tonnellate a 7,5 milioni di tonnellate. In un anno normale, la Thailandia arriva a produrre fino a 11 milioni di tonnellate. In India si potrebbe addirittura essere costretti a importare zucchero per la prima volta in sette anni, con il governo che ha già fatto riferimento alla volontà di voler proibire le esportazioni.

La canna da zucchero è una pianta tropicale e come tale ha bisogno di molta pioggia (150 cm all’anno) per crescere in modo ottimale

Rimane in corsa il Brasile

Il Brasile, principale produttore mondiale con una quota di mercato del 22%, rimane l’unico grande esportatore di zucchero a stare attraversando una stagione particolarmente favorevole. I raccolti a metà gennaio sono già stati del 15% superiori a quelli dello scorso anno. Giova anche il fatto che una percentuale maggiore della produzione, rispetto agli scorsi anni, stia venendo utilizzata per lo zucchero raffinato anziché per la produzione di etanolo. Con la USDA che si aspetta un aumento della domanda mondiale di zucchero del 1,2% anno su anno, la produzione brasiliana in questo momento è l’elemento determinante: i mercati si aspettano che il raccolto continui a mostrarsi superiore alle stime anche nelle prossime settimane, ed è l’unico elemento che in questo momento impedisce ai prezzi di schizzare ancora più in alto.

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