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Adani punta a raccogliere $800 milioni per progetti green
Adani Group, il conglomerato multinazionale indiano, sta pianificando di raccogliere circa 800 milioni di dollari per finanziare nuovi progetti di energia verde, secondo quanto ha riferito giovedì 27 aprile l’agenzia di stampa Bloomberg citando persone che hanno familiarità con la questione. Questo potrebbe essere il più grande prestito della società da quando un venditore allo scoperto con sede negli Stati Uniti ha sollevato accuse di frode, manipolazione del prezzo delle azioni e uso improprio di paradisi fiscali.
Il gruppo fondato dal miliardario Gautam Adani, che comprende attività di gestione dei porti, generazione e trasmissione di energia elettrica, energie rinnovabili, estrazione mineraria, operazioni aeroportuali, trasformazione alimentare e molto altro, sarebbe in trattative con banche globali, tra cui le giapponesi Sumitomo Mitsui Banking Corporation e Mitsubishi UFJ Financial Group, la inglese Standard Chartered Bank e la singaporiana DBS Bank Limited.
Le fonti hanno chiesto di non essere identificate in quanto le discussioni sono private.
Un potenziale finanziamento strategico
Attualmente, oltre il 60% delle entrate del Gruppo Adani deriva da attività legate al carbone. La società ha, quindi, deciso di investire in energia pulita, cercando di ridurre la propria impronta di carbonio e fare così un passo verso la transizione verde e un futuro più sostenibile.
L’entità del finanziamento potrebbe essere compresa tra i 700 milioni di dollari e gli 800 milioni di dollari, ma secondo il rapporto di un portavoce di Adani Group il piano e le dimensioni non sono definitive e potrebbero variare.
Il rappresentante del conglomerato indiano non ha voluto commentare, così come le banche coinvolte DBS, Mitsubishi e Standard Chartered, mentre Sumitomo non ha risposto a e-mail, sms e telefonate.
L’eventuale finanziamento del progetto potrebbe dimostrare che le banche sono sempre più tranquille nel concedere denaro alla società, dopo che all’inizio di quest’anno il conglomerato portuale-elettrico di Adani è stato scosso dalle accuse di frode societaria da parte del venditore allo scoperto Hindenburg Research.
La società con sede negli Stati Uniti, di fatto, ha accusato Adani Group di aver messo in atto la più grande truffa della storia aziendale e ha avanzato accuse di manipolazione dei prezzi delle azioni e di uso improprio di paradisi fiscali.
Il gruppo indiano ha smentito le accuse in una risposta lunga ben 413 pagine, che inizia con una “nota di cautela per gli azionisti” del conglomerato. Dichiarando che il rapporto di Hindenburg Research è guidato da un secondo fine, la risposta di Adani Group prosegue sottolineando che le accuse sono state rilasciate per creare un “mercato falso”, che permetterebbe all’azienda statunitense di ottenere guadagni finanziari.
Le accuse di Hindenburg Research non sono altro che una menzogna e un attacco non solo ad Adani Group ma anche all’India, è stato aggiunto.
Nonostante ciò, il gruppo del miliardario indiano ha perso più di 100 miliardi di dollari di valore di mercato. Da allora Adani ha dovuto ridimensionare le proprie ambizioni di espansione e rimborsare anticipatamente alcuni prestiti per tranquillizzare gli investitori.
Malgrado tutto, però, lo scorso febbraio S&P Global, una società privata con base negli Stati Uniti che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, fra le prime tre agenzie di rating al mondo, ha dichiarato che non c’è più motivo di tenere “sotto osservazione” i green bonds emessi dalla società del conglomerato indiano focalizzata sull’energia rinnovabile, Adani Renewable Energy.