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Airbus, EasyJet e Rolls-Royce insieme per aerei a idrogeno
Ora che i veicoli su gomma hanno trovato nelle batterie la soluzione ideale per ridurre le emissioni inquinanti, il settore che sta facendo parlare di sé per la necessità di sforzi di decarbonizzazione è soprattutto quello dell’aviazione. L’industria dei trasporti aerei si sta sforzando di raggiungere il net zero entro il 2050, ma la strada è ancora estremamente lunga. Con i combustibili degli aerei che rimangono ancora fossili, oltre la metà delle emissioni inquinanti prodotte dal settore rimane ancorato alla combustione del cherosene. Per riuscire a migliorare questo aspetto critico ci sono diverse tecnologie che stanno competendo tra loro, tra cui la possibilità di usare dei sistemi di propulsione elettrici e quella di passare a combustibili sostenibili di origine vegetale. Sempre di più, però, l’idrogeno verde viene visto come una possibile soluzione concreta alla decarbonizzazione dei trasporti aerei.
Per il momento siamo ancora lontani dal rendere gli aerei a idrogeno una realtà, ma Airbus ha già dichiarato di voler presentare il suo primo aereo a idrogeno entro il 2035. Oggi arriva un importante passo in avanti per questo progetto: la società ha stretto nuovi accordi con EasyJet e Rolls-Royce, che candidano il Regno Unito a essere uno dei veri protagonisti di questa rivoluzione sostenibile nel campo dell’aviazione. Airbus ha già intenzione di presentare un aereo a idrogeno nei prossimi 12 anni, Rolls-Royce dovrebbe fornire i sistemi di propulsione compatibili per riuscirci e infine EasyJet punta a essere il primo cliente. Le tre società hanno deciso di accordarsi su una serie di punti che vanno dall’evoluzione del quadro normativo -grazie all’apertura del governo britannico- fino al piano di lungo termine che potrebbe finalmente portare davvero gli aerei a essere alimentati da questo nuovo combustibile sostenibile.
Nasce una nuova alleanza in Europa
Il primo obiettivo su cui le tre società hanno dichiarato di voler lavorare è quello di migliorare il quadro normativo, che al momento non prevede ancora disposizioni specifiche per quanto riguarda i velivoli a idrogeno. Questo è un passaggio molto importante, come sottolinea il CEO di EasyJet: il timore dell’industria è che gli aerei possano essere pronti prima del quadro normativo, portando a una lunga serie di ritardi nell’iter di approvazione che i nuovi aeromobili devono seguire prima di essere dichiarati adatti al trasporto di persone e merci. Il governo del Regno Unito ha deciso di sposare questa iniziativa, che sembra essere destinata a produrre grandi risultati in caso di successo: si parla di oltre 60.000 posti di lavoro e un impatto da 34 miliardi di sterline all’anno per l’economia inglese. Il governo sta sostenendo questo programma con il suo piano Jet Zero, dedicato proprio alla ricerca di soluzioni green per l’industria dell’aviazione e al finanziamento di società ad alto potenziale.
L’alleanza non riguarda soltanto Rolls-Royce, Airbus e Easyjet. Ne fanno parte anche il colosso delle pale eoliche Orsted e il produttore di componenti per l’aviazione GKN. Si sta cercando di costruire la base di supporto più ampia possibile per la realizzazione del progetto Jet Zero, ma l’azienda fondamentale rimane Rolls-Royce. Essendo la principale produttrice di motori per l’industria dell’aviazione e soprattutto per Airbus, è essenziale che dalla società inglese nota anche per le sue auto di lusso arrivi il primo passo per rendere possibili i motori a idrogeno per l’aviazione. L’azienda ha già ottenuto tre importanti finanziamenti da parte del governo inglese per procedere con lo studio di soluzioni più sostenibili: 31.4 milioni di sterline sono arrivati proprio per lo studio di nuovi motori jet a idrogeno liquido, oltre a 36.6 milioni per lo studio di motori a idrogeno sotto forma di gas e 14.8 milioni per lo studio dell’adattamento di altre componenti degli aerei all’uso di idrogeno liquido.
Idrogeno e aviazione: un binomio difficile ma possibile
L’idrogeno verde, essendo ottenuto soltanto a partire dall’acqua e dall’energia rinnovabile, è uno dei combustibili più sostenibili a cui si possa pensare. L’idrogeno si è candidato come combustibile per l’industria dell’aviazione grazie alla sua elevata densità energetica rispetto alla massa: a parità di altri fattori, un chilo di idrogeno verde è in grado di liberare più energia rispetto a un chilo di cherosene. Rimangono però due grandi ostacoli:
- L’idrogeno verde ha una densità energetica molto bassa rispetto al volume, dal momento che si tratta di un gas. Questo significa che i serbatoi devono essere decisamente più grandi rispetto a quelli in cui viene conservato il cherosene, oppure devono sostenere una pressione molto alta. Anche considerando che si tratta di un gas altamente infiammabile, non è una questione di poco conto;
- Per lo stoccaggio e il rifornimento di idrogeno verde negli aeroporti sarebbero necessari grandi investimenti in infrastrutture, che non tutti gli aeroporti -specialmente parlando di piccoli hub provinciali- potrebbero permettersi.
Rimangono in corsa anche altre tecnologie per il futuro dell’aviazione. Per quanto riguarda i voli a corto raggio si guarda sempre di più agli eVTOL, piccoli velivoli elettrici che saranno in grado di coprire distanze fino a 300 km. Per quanto riguarda i voli a lungo raggio, la stessa Airbus sta spingendo sull’aumento della produzione di SAFs. I SAFs (Sustainable Aviation Fuels) sono carburanti prevalentemente ottenuti dalla degradazione di biomasse generate dal settore agricolo. Non richiedono lo stesso investimento in infrastrutture richiesto invece dall’idrogeno, e con sforzi relativamente piccoli i produttori di aerei possono rendere i loro motori compatibili con questo tipo di carburante.