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Alluminio, il più grande produttore al mondo vede “alti rischi” legati alla dipendenza dalla Guinea

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Il mercato dell’alluminio potrebbe stare per affrontare una tempesta perfetta. Ad anticipare questa possibilità è Aluminum Corp of China, la più grande impresa produttrice di alluminio al mondo, che ha riportato di vedere un “alto rischio” sulle forniture dalla Guinea. Questo metallo si ottiene dalla lavorazione della bauxite, un minerale grezzo particolarmente presente in Africa. Il più grande esportatore di bauxite al mondo è proprio la Guinea, che vale da sola oltre il 70% dell’export mondiale ed è pressoché l’unico fornitore di tutta la bauxite utilizzata in Cina nei processi industriali. Secondo un comunicato della stessa Aluminum Corp of China, in questo momento l’instabilità politica attraversata dalla Guinea potrebbe essere sull’orlo di causare un grande stravolgimento del rapporto tra domanda e offerta nel mondo.

Il mese scorso è stato sciolto il governo militare provvisorio che ha governato la nazione nel corso degli ultimi due anni. I militari avevano preso il comando del paese con un colpo di Stato nel 2021, governando da quel momento con un potere quasi assoluto. Ne è seguito lo scoppio di rivolte e proteste che poi, alla fine del mese scorso, hanno decretato un improvviso scioglimento del governo provvisorio. Il vuoto di potere ha immediatamente gettato il paese in una situazione instabile, che potrebbe mettere in grave pericolo le forniture di bauxite verso la Cina. Malgrado il governo provvisorio e quello cinese abbiano mantenuto buoni rapporti commerciali, non ci sono garanzie su quello che seguirà.

Attualmente non c’è un vero e proprio governo in carica in Guinea

Il caso complesso del mercato dell’alluminio

Il più grande esportatore di alluminio al mondo è la Cina, con Aluminum Corp of China che rappresenta per distacco la più grande impresa produttrice. Aluminum Corp of China dipende dalle esportazioni di bauxite della Guinea, ricevendo il minerale essenziale per la produzione di alluminio. Il ciclo produttivo prevede di trattare la bauxite con un il processo Bayer, aggiungendo idrossido di sodio estremamente caldo per estrarre l’alluminato di sodio. Questo viene poi scomposto per elettrolisi, producendo l’alluminio puro che l’azienda vende ai suoi clienti dal mercato automobilistico a quello della difesa e della nautica.

Senza bauxite, la supply chain si interrompe. E la Guinea, con i suoi $4,65 miliardi di valore della produzione all’anno, è un esportatore insostituibile: al secondo posto si colloca l’Australia, che esporta appena $863 milioni di bauxite ogni anno. La Guinea è anche il posto del mondo con il maggior numero di riserve conosciute di bauxite, per cui nemmeno sul lungo termine può esserci la prospettiva di sostituirla con altri paesi esportatori. Quasi tutta la produzione locale viene esportata verso la Cina, con accordi che fino a questo momento non hanno risentito dell’instabilità politica locale. Tra l’altro si tratta del secondo grande colpo alle supply chain delle commodities in Cina, dopo che il crollo del ponte di Baltimora sta causando preoccupazione per le forniture di carbone.

Le terre rossastre della Guinea sono il chiaro segnale della sua abbondanza di bauxite

Proteste, instabilità e confini chiusi

Il mese scorso, il governo provvisorio militare si è sciolto volontariamente in una decisione improvvisa annunciata attraverso la rete televisiva nazionale. Non sono state fornite spiegazioni né indicazioni su quando e come verrà formato un nuovo governo. I Ministri del governo uscente hanno dovuto consegnare i loro passaporti e i loro conti in banca sono stati congelati, mentre le agenzie di sicurezza del paese hanno chiuso i confini per impedire a chiunque di entrare o uscire dal paese. I confini non saranno riaperti fino a che tutti i Ministri del governo uscente non saranno consegnati alla giustizia. Con un lampante vuoto di potere che minaccia la stabilità economica del paese, in questo momento anche i grandi importatori delle materie prime estratte in Guinea non riescono ad avere la prevedibilità che vorrebbero nella gestione dei loro affari.

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