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ArcelorMittal dice “no grazie” all’acciaio verde in Germania: probabile addio ai piani d’investimento

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ArcelorMittal sta pensando di stracciare i piani d’investimento che la vedrebbero autrice di una svolta nell’industria dell’acciaio in Europa. La società aveva annunciato un progetto da €2,5 miliardi per decarbonizzare completamente le sue acciaierie tedesche, cosa che sarebbe stata fatta utilizzando l’idrogeno verde come forma di combustibile per alimentare le fornaci. Thomas Buenger, che guida l’attività dell’azienda in Germania, fa sapere che c’è una probabilità molto alta di vedere completamente stracciato questo progetto a causa dei costi eccessivi che l’azienda affronterebbe. In mancanza di un mercato disposto a pagare sensibilmente di più per approvvigionarsi di acciaio prodotto senza emissioni, l’azienda ritiene che investire in questa direzione potrebbe essere controproducente.

Le industrie pesanti come acciaio, vetro e cemento sono considerate tra le più difficili in assoluto da decarbonizzare. I processi industriali che richiedono alte temperature e fornaci, solitamente, sono alimentati da carbone o gas naturale; queste industrie producono però circa un terzo di tutte le emissioni di CO2 nelle economie avanzate, contribuendo in maniera eccessiva al riscaldamento globale. Negli ultimi anni, l’idrogeno verde è emerso come una soluzione possibile per arrivare alle stesse temperature ma senza emettere anidride carbonica o metano nell’atmosfera. Il costo è più alto rispetto a quello dei metodi di produzione tradizionali, ma l’impatto ambientale è prossimo allo zero.

L’azienda ha già stralciato piani del genere all’Ilva di Taranto

Ancora troppo costoso usare l’idrogeno

ArcelorMittal ha messo un paletto: entro la metà del 2025, il governo tedesco dovrà presentare alla società un piano di incentivi credibile per riuscire ad abbattere i costi di produzione. Se l’accordo non dovesse arrivare, tutto l’investimento verrà stralciato e le acciaierie continueranno a operare in maniera tradizionale. Si parla di aiuti per €1,3 miliardi che dovrebbero essere erogati per fare in modo che i costi di produzione siano competitivi con il resto del mercato. Attualmente gran parte dell’acciaio utilizzato in Europa è importato dalla Cina, con i dazi che non riescono a coprire la differenza di prezzo e le acciaierie europee che si trovano in difficoltà tra domanda in calo e import a prezzi stracciati.

Un piano di incentivi di questo genere non sarebbe una totale novità per il governo tedesco. Sono già stati trovati degli accordi simili con Thyssenkrupp e con Salzgitter, sempre nel nome della produzione a basse emissioni. Uno dei problemi principali è che la Germania era uno dei più grandi importatori europei di gas russo, cosa che ha costretto la nazione a rivedere totalmente il proprio mix energetico negli ultimi anni. Anche se sta venendo installata una capacità record di produzione da fonti rinnovabili, questo tipo di energia è ancora troppo caro rispetto a quello di altre aree del mondo. Considerando che in Cina i produttori di acciaio non si fanno problemi a usare il carbone, per le aziende UE non c’è modo di competere senza sussidi utilizzando l’idrogeno verde.

I produttori cinesi riescono a esportare a 600-650€ una tonnellata di acciaio che in Europa costa 750-800€ per essere prodotta

La dura scelta tra competitività e sostenibilità

Anche per ArcelorMittal questa non è la prima volta in cui si presenta una situazione del genere. Di recente l’Unione Europea ha approvato un importante piano di finanziamenti per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde nel Sud Italia. Uno dei grandi obiettivi era quello di fornire energia rinnovabile e idrogeno all’Ilva di Taranto, ma ArcelorMittal ha già detto che non è interessata ad approvvigionarsi per la produzione di acciaio verde. L’azienda vuole dare priorità alla sua posizione competitiva e non alla transizione energetica. Questa è una scelta comprensibile in un mercato così altamente concorrenziale, soprattutto in virtù di un fatto: malgrado ci siano governi disposti ad aiutare i produttori di acciaio verde, al momento non c’è ancora un mercato di compratori disposti a spendere di più per acquistarlo.

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