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Argentina, $65 mld in bond anche ancorati all’inflazione
Il governo di Javier Milei continua a fare i conti con una situazione molto difficile in Argentina: il paese è gravato da debiti internazionali che fa molta difficoltà a ripagare, specialmente nella situazione attuale in cui le esportazioni di materie prime su cui il paese fa affidamento vedono prezzi in forte calo. Per questo si è deciso di emettere bond per $65 miliardi, che possano aiutare a rimandare i debiti in scadenza nel 2024. Per la prima volta verranno utilizzati degli strumenti con un rendimento variabile collegato al tasso d’inflazione, che dovrebbero aiutare a rendere i bond più appetibili sul mercato internazionale e ad abbassare il rendimento fisso da riconoscere agli investitori.
Nel complesso l’operazione riguarda 15 bond, che i proprietari potranno decidere liberamente di scambiare con i nuovi strumenti che offrono scadenze tra il 2025 e il 2028. Attualmente l’Argentina non avrebbe risorse di valuta estera per far fronte al pagamento di queste somme, per cui sembra che scambiare i bond sia la scelta migliore per evitare mancati pagamenti e un possibile default del paese. In ogni caso la maggior parte di questi bond in scadenza sono denominati in pesos, cosa che permetterebbe nel peggiore dei casi di stampare nuova moneta per ripagare il debito; una mossa a cui però il governo Milei non vorrebbe ricorrere, dal momento che implicherebbe un passo indietro rispetto alla lotta all’inflazione che il nuovo presidente sta conducendo.
Operazione di rifinanziamento per l’Argentina
Secondo quanto divulgato dalle fonti governative, il 70% dei bond in scadenza che si sta cercando di cambiare per nuove obbligazioni con scadenze più lontane nel tempo sarebbero in mano al settore pubblico. Questo significa che dovrebbe essere più semplice, almeno in teoria, dare un buon esito a questa nuova emissione. Il meccanismo ad asta è stato aperto martedì mattina e dovrebbe concludersi nella serata di martedì, servendo anche come un banco di prova per la fiducia dei mercati nei confronti delle riforme governative. Il calo della spesa pubblica e la maggiore attenzione al gettito fiscale dovrebbero aiutare i mercati a ritrovare ottimismo nei confronti dell’Argentina, i cui bond al momento valgono pochi centesimi sul dollaro.
Per valutare la fiducia dei mercati sarà importante soprattutto osservare la reazione degli investitori privati che detengono il 30% dei bond non in mano al settore pubblico. Questi dovrebbero anche essere favoriti dal fatto che il nuovo governo ha colmato il gap del cambio tra il tasso praticato per le strade e quello ufficiale per cambiare il peso argentino in dollari. Con un tasso d’inflazione al 250%, un tasso di povertà al 60% e una storia non proprio ottimale riguardo al pagamento dei bond governativi, in ogni caso, per l’Argentina raccogliere capitali sui mercati è tutt’altro che una sfida semplice. Nel frattempo la banca centrale continua a rimanere a corto di dollari, guardando verso il prossimo raccolto di soia che finalmente dovrebbe rilanciare le esportazioni verso USA ed Europa.
“Non negoziabile” il piano per zero deficit nel 2024
Malgrado l’emissione di obbligazioni, Milei insiste sul fatto che il governo chiuderà l’anno senza generare altro debito pubblico. Il programma di riforme basato sullo snellire l’apparato pubblico e sull’introdurre momentanei aumenti delle imposte dovrebbe aiutare a chiudere il gap tra entrate e uscite, anche a discapito del fatto che l’indebitata nazione sudamericana abbia bisogno di liquidità per ripagare i bond in scadenza. Questo sarebbe un segnale incoraggiante verso una traiettoria di maggiore stabilità finanziaria per l’Argentina. Milei ha chiamato questo programma uno “shock” per l’economia, ma gli analisti internazionali sono concordi nel dire che sia un passo necessario per cercare di avviarsi verso l’uscita di una crisi economica in corso ormai da oltre un decennio.