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Javier Milei svaluta il peso: prima mossa del nuovo governo

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Il Mileismo comincia a prendere forma. Il nuovo ministro delle finanze argentino, Luis Caputo, ha annunciato una pronta svalutazione del peso argentino nei confronti del dollaro. Una svalutazione che vale il 54% e che porta il cambio ufficiale tra le due divise a 1:800. Siamo ancora lontani dai tassi di cambio che possiamo registrare sulle piazze parallele, ma è certamente un primo passo di quel percorso di lacrime e sangue che è al centro del programma politico e economico del nuovo presidente argentino. Intanto montano le proteste di almeno una parte dell’Intelligencija europea: lo shock, dicono, non funziona e mai potrà funzionare. E lo pagheranno soltanto i poveri.

Polemiche che o non sono arrivate all’orecchio di Milei o che oppure ci sono arrivate e sono finite molto rapidamente nel cestino. Insieme alla svalutazione del peso è stato annunciato lo stop ai sussidi energetici, agli appalti e a qualunque tipo di opera pubblica. Saranno i privati, dice la presidenza, a occuparsene – e con questo si intende un intervento dei privati anche a livello di commissione dei lavoro e dei pagamenti.

Parte lo shock di Milei: si comincia con il peso

I cambi fissi, soprattutto quando lontani da quelli che vengono stabiliti dal libero mercato, costano molto. E sono per questo motivo il primo oggetto di intervento da parte della nuova presidenza argentina. Il Ministro delle Finanze Luis Caputo ha infatti annunciato una forte riduzione del valore del peso argentino, del 54% conti alla mano, che è la prima delle mosse del governo argentino che ha inaugurato il suo mandato lo scorso 10 dicembre. Caputo ha ripetuto quel no hay plata che era presente nel discorso di insediamento di Javier Milei, che così ha giustificato una serie di misure che con ogni probabilità verranno implementate nei prossimi giorni.

Il peso passa ad un tasso di cambio ufficiale di 800 a 1 contro il dollaro USA, per quanto sulle piazze parallele e al mercato nero il cambio sia ancora di molto superiore a 1000:1. Non è chiaro se nel prossimo futuro ci saranno ulteriori aggiustamenti del cambio.

Nel frattempo c’è stato anche l’annuncio dello stop a sussidi energetici e dell’interruzione degli appalti pubblici, altre misure che sono da considerarsi come emergenziali e che hanno come obiettivo quello di tornare ad un pareggio fiscale nel più breve tempo possibile. È la cura da cavallo che Milei ha promesso lungo tutta la campagna elettorale e che è già entrata nel vivo.

cambio ufficiale peso
Il peso argentino vale ancora meno, al cambio ufficiale

Ritorno al cambio libero?

Le questioni che più interesseranno gli investitori nel Forex sono due: la prima è cosa ne sarà della dollarizzazione, che ora sembrerebbe passata in secondo piano rispetto agli altri punti del programma, anche perché manovra assai costosa. La seconda è se si tornerà gradualmente ad un sistema di cambi liberi per tutti, con il Peso argentino in grado di fluttuare liberamente spinto dalle forze di mercato.

Dati i ritmi con i quali è partita l’azione di governo di Milei, probabilmente ci sarà da aspettare poco per avere risposte su entrambe le questioni.

Intanto il Fondo Monetario Internazionale ha comunicato un certo compiacimento per l’avvio dell’era Milei: la svalutazione del peso è, dicono dalla regia, un buon punto di partenza per le discussioni che inevitabilmente dovranno avere luogo riguardo il debito, importante, accumulato dall’Argentina. Cosa che farà partire il solito giro di polemiche sul ruolo del Fondo nelle situazioni di crisi.

Di alternative però, almeno a Buenos Aires, se ne vedono poche. E per ora si procede con le lacrime e con il sangue che pur erano stati promessi da Milei. Il tempo ci dirà se gli argentini saranno disposti a sopportare gli effetti di queste politiche sul breve periodo o se l’elezione di Milei sarà l’ennesimo voto anti-sistema che poi perderà trazione una volta che gli effetti del ritorno alla normalità si dovranno pagare di tasca propria.

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